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"Ora nel mirino ci sono io...". I sospetti di Conte su Salvini e Di Maio

I dubbi di Palazzo Chigi degli attacchi di Salvini e Di Maio a Tria: "Nel mirino c'è Conte". Ecco qual è la partita in gioco

"Ora nel mirino ci sono io...". I sospetti di Conte su Salvini e Di Maio

"I minibot non sono l'anticamera dell'uscita dalla Ue o dall'euro". Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti si presenta al secondo giorno del convegno dei giovani imprenditori a Rapallo provando a rassicurare una platea scettica sull'argomento. "Sono piuttosto il tentativo di trovare una risposta al problema dei rimborsi della pubblica amministrazione, un problema tra l'altro che non abbiamo creato noi ma su cui chiediamo di discutere". Il tentativo di gettare acqua sul fuoco viene vanificato dallo scontro violentissimo tra il ministro dell'Economia Giovanni Tria, che dal G20 in Giappone boccia categoricamente la misura, e i due vicepremier che lo invitano a "tirar fuori altre proposte". Un attacco incrociato, quello di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che a Palazzo Chigi leggono come una spallata al premier Giuseppe Conte che nei giorni scorsi si era opposto alla proposta leghista.

Per il presidente dei giovani imprenditori, Alessio Rossi, cercare di risolvere il problema del debito pubblico con i minibot è come provarci con i soldi del monopoli. Giorgetti non si scompone. E usa la battuta per rimarcare che la proposta del Carroccio va presa sul serio: "Per giocare a monopoli bisogna essere in due e come nel monopoli anche la proposta sui minibot va condivisa, è un problema di fiducia". Poi cambia tono e rilancia: "La nostra non è una proposta imprudente, ma un'idea che va discussa e che fa parte del programma. Il problema nasce se qualcuno, e non penso a Draghi, vuole enfatizzare per far salire lo spread". Il forcing dell'ala leghista del governo lasci freddi Palazzo Chigi e via XX settembre. Nei giorni scorsi Conte non ha infatti mancato di sottolineare le difficoltà anche tecniche di varare una misura giudicata impraticabile sia dall'Unione europea sia dal presidente della Bce Mario Draghi. Ma quando Tria, dal Giappone, conferma la totale contrarietà del Tesoro, si innesca il fuoco incrociato dei due alleati gialloverdi. "Se lo strumento per pagare le imprese non è il minibot, il Mef ne trovi un altro - attacca su Facebook Di Maio - ma lo trovi, perché il punto sono le soluzioni, non le polemiche, né le presunte ragioni dei singoli". Sulla stessa linea Salvini: "Sullo strumento si può discutere, è una proposta - precisa - ma sul fatto che sia urgente pagare le decine di miliardi di euro di arretrati e di debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti di imprese e famiglie (debiti risalenti a governi e anni precedenti) deve essere chiaro a tutti, in primis al ministro dell'Economia".

A Palazzo Chigi, secondo un retroscena del Corriere della Sera, c'è il sospetto che l'attacco di Salvini e Di Maio a Tria sia "una ritorsione alle parole del premier" che, "da giurista", ha evidenziato le "criticità" dei mini buoni del Tesoro. All'orizzonte che la battaglia che i due alleati di governo si preparano a combattere con l'Unione europea per provare a spuntare, dopo l'avviso di una possibile apertura della procedura di infrazione, una manovra economica più favorevole all'Italia. Martedì i tre si vedranno per provare a fare il punto sulla situazione prima del Consiglio dei ministri. Ma da Palazzo Chigi non nascondono la diffidenza di Conte nei confronti dei due vicepremier che nei corridoi della politica lo accusano di essere troppo vicino alle posizioni di Bruxelles per non entrare in conflitto con il presidente della Repubblica

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