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"Sei portaerei entro pochi anni": il piano della Cina per sfidare gli Usa

L'obiettivo ufficioso della Cina coincide con l'imperativo di avere a disposizione sei portaerei operative entro il 2035. Così il Dragone sta procedendo a gonfie vele verso il suo traguardo

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La road map della Cina per sfidare gli Stati Uniti nelle acque dell'Indo-Pacifico è ambiziosa. L'obiettivo ufficioso di Pechino coincide con l'imperativo di avere a disposizione sei portaerei operative entro il 2035. Al momento il gigante asiatico può contare su tre mezzi, due dei quali in servizio. La Liaoning (Type 001) è una portaerei ucraina ristrutturata localmente ed è risultata pronta all'uso nel 2016. Il secondo jolly marittimo del Dragone è la Shandong (Type 002), interamente di produzione cinese e varata nell'aprile 2017. Arriviamo così alla terza portaerei, la Fujian (Type 003), sfornata nel giugno 2022 e pronta presumibilmente ad entrare in servizio nel 2025. La Marina dell'Esercito Popolare di Liberazione (Plan) procede a gonfie vele con la sua massiccia espansione. Con molte sorprese in serbo.

Le portaerei della Cina

Pare che la Cina abbia iniziato a costruire la sua quarta portaerei. Quando i lavori saranno completati, questo passo in avanti darà un notevole impulso alla potenza marittima del Dragone, in quanto l'imbarcazione si aggiungerà alla flotta in espansione del Paese, formata da cacciatorpediniere, fregate, sottomarini convenzionali e nucleari, e navi d’assalto. Tutto è iniziato con la Liaoning. La portaerei ex sovietica Varyag (classe Kuznetsov) da 67.500 tonnellate, completa al 68% e galleggiante in Ucraina, fu acquistata nel 1988 da Pechino e rimorchiata in Cina. Fu sottoposto a lavori sullo scafo presso il cantiere navale Mykolaiv e al refitting presso il cantiere navale Dalian, salvo poi diventare la Liaoning.

La nave è stata messa in servizio nel settembre 2012 e ha iniziato le prove in mare. È diventata pronta al combattimento nel 2016. La seconda portaerei cinese, la Shandong, è, come detto, la prima costruita sul mercato nazionale. Similmente alla Liaoning, utilizza turbine a vapore convenzionali con generatori diesel come propulsione e trampolino per il decollo.

La terza portaerei cinese, la Fujian da 80.000 tonnellate, è in costruzione presso il cantiere navale Jiangnan. È di dimensioni leggermente più piccole rispetto alle navi della classe Ford della Marina americana. La sua costruzione è iniziata a febbraio 2017 ed è stata varata il 17 giugno 2022. Attualmente si trova in fase di allestimento. È la prima portaerei cinese Catapult-Assist Take-off Barrier-Arrested Recovery (CATOBAR), dotata di un sistema di propulsione integrato e tre catapulte elettromagnetiche. Nel gennaio 2024, la Fujian stava effettuando prove di ormeggio in preparazione del suo viaggio inaugurale.

Liaoning aircraft
Un dettaglio della Liaoning

Il futuro del Dragone

All'orizzonte prende forma una super-portaerei Type 004 da 110.000 tonnellate, che secondo le prime indiscrezioni dovrebbe essere più grande della Type 003, dotata di propulsione nucleare, di un sistema elettrico integrato che consentirà il funzionamento di catapulte elettromagnetiche e in grado di supportare armi laser e cannoni ferroviari. Il mezzo dovrebbe poi operare con un complemento di caccia di quinta generazione J-15 e J-31, aerei di preallarme e controllo Xian KJ-600, aerei da guerra antisommergibile e droni d'attacco stealth.

L'ultimo rapporto China Military Power del Pentagono, risalente agli inizi del 2023, sosteneva che la Marina cinese fosse formata all'epoca da circa 370 navi da guerra. La flotta dovrebbe crescere fino a raggiungere le 395 navi entro il 2025 e le 435 unità entro il 2030. L’attuale flotta statunitense è più piccola, dotata circa di 280 navi, ma chiaramente, in termini di dimensioni e tonnellaggio, molto più avanzata. Come ha spiegato il sito Eurasiantimes, in ogni caso, la Cina dà la sensazione di navigare a vele spiegate verso l’obiettivo dichiarato di avere sei portaerei operative entro il 2035. Pechino dovrà però fare i conti con molteplici sfide tecnologiche e geopolitiche.

Non sarà facile ma non è neppure un'ambizione utopica.

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