Guerra in Ucraina

"Crimea e Donbass a Putin". Il piano criticato di Trump

Per il "Washington Post", il tycoon se eletto sposerà la linea russa. Ma c'è il "no" anche di molti conservatori

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Donald Trump si è vantato pubblicamente a più riprese che sarebbe in grado di negoziare in ventiquattr'ore un accordo di pace per porre fine alla guerra in Ucraina, ma non ha mai specificato come avrebbe intenzione di risolvere così rapidamente un conflitto che va avanti da oltre due anni. Ora, tuttavia, il Washington Post rivela un piano segreto che il tycoon vorrebbe mettere in atto se tornerà alla Casa Bianca. Secondo quanto rivelato da fonti informate al quotidiano (che ne avrebbero parlato con Trump o con i suoi consiglieri) la proposta sarebbe quella di fare pressione su Kiev affinché accettasse di cedere la Crimea e il Donbass alla Russia. Per diversi esperti di politica estera sarebbe una mossa catastrofica, perché ricompenserebbe di fatto Mosca per aver violato il diritto internazionale invadendo l'Ucraina e impossessandosi con la forza del suo territorio. Accettare il controllo russo su parti dell'Ucraina amplierebbe la portata della dittatura di Putin, e persino alcuni sostenitori di Trump hanno cercato di persuaderlo contro un simile sviluppo.

Emma Ashford, membro del think thank apartitico Stimson Center, ritiene per esempio che si tratti di una idea «terribile», poiché lo scambio tra territori e cessate il fuoco metterebbe l'Ucraina in una posizione peggiore, senza la garanzia che la Russia non si riarmi e riprenda le ostilità, come ha fatto in passato. In ogni caso dalla campagna del tycoon affermano che le indiscrezioni del Wp sono solo «fake news». Il consigliere Jason Miller ha insistito sul fatto che The Donald non si accorderà su un piano di pace finché non sarà in carica e non potrà valutare adeguatamente tutte le opzioni. «Tutto questo è una notizia falsa del Washington Post. Stanno solo inventando - ha aggiunto - Trump è l'unico a parlare di fermare le uccisioni. Joe Biden parla di ulteriori uccisioni». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, comunque, ha ripetutamente affermato che non accetterà mai la resa su alcun territorio del suo paese. E il piano di Trump è anche molto lontano dagli obiettivi dell'attuale amministrazione, che cerca di fornire sostegno a lungo termine a Kiev per difendersi da Mosca e impedire all'esercito di Putin di invadere ulteriormente l'Europa orientale.

Intanto il ministro degli Esteri britannico David Cameron questa settimana è a Washington per un faccia a faccia con lo speaker della Camera Mike Johnson e per esortare i legislatori statunitensi ad approvare un nuovo pacchetto di aiuti per l'Ucraina. Il viaggio è un'opportunità per Cameron di trasmettere personalmente il messaggio pubblicato sui social media la settimana scorsa in cui invitava i leader occidentali a fare pressione su Johnson e sui repubblicani a Capitol Hill affinché diano luce verde ad ulteriori finanziamenti per Kiev: «Andrò a trovarlo e gli dirò: L'Ucraina ha bisogno di quei soldi. È la sicurezza americana, la sicurezza europea, la sicurezza britannica ad essere in gioco, e loro hanno bisogno del nostro aiuto».

E ieri, in un editoriale congiunto sul Daily Telegraph con il suo omologo francese Stéphane Séjourné, il capo della diplomazia di Londra ha avvertito che se Vladimir Putin trionfa in Ucraina, «perdiamo tutti».

Nel Congresso Usa, intanto, l'ultimo pacchetto da 95 miliardi di dollari è impantanato da mesi alla Camera a causa dei conservatori, che in cambio chiedono concessioni sulla sicurezza alla frontiera.

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