Cronaca nera

Giallo sugli operai morti. "Non dovevano scendere"

Il contratto prevedeva l'aspirazione dei liquami dalla superficie. "Per questo erano senza maschere". L'ipotesi di un tubo rotto

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Non ci si rassegna a Casteldaccia alla morte dei cinque operai dell'Amap di Palermo e della Quadrifoglio group Srl di Partinico, soffocati lunedì dalle esalazioni di idrogeno solforato all'interno di una vasca di sollevamento di acque reflue. Non dovevano neanche essere lì sotto, a 5/6 metri di profondità, dove, uno dopo l'altro, sono accorsi per soccorrere i colleghi, tanto che due sono stati trovati mano nella mano, morti mentre uno tentava di tirare fuori l'altro dalla vasca di liquami. Questo spiega perché non avevano i dispositivi di sicurezza, in primis la maschera, che, secondo i vigili del fuoco, avrebbe salvato loro la vita, e il «gas alert», che misura la concentrazione del solfuro di idrogeno che era in concentrazioni di gran lunga oltre la soglia limite.

L'appalto affidato dall'Amap alla Quadrifoglio, secondo quanto emerso dall'inchiesta della Procura di Termini Imerese che indaga per omicidio colposo plurimo, prevedeva la sistemazione e lo spurgo dei tombini che, nei mesi scorsi, erano stati ricoperti di asfalto durante dei lavori. Un intervento reso necessario dopo segnalazioni di cattivi odori e di allagamenti, che sarebbe dovuto avvenire operando dall'esterno con una sonda spurgo. Questa era bloccata e così gli operai hanno chiesto l'autorizzazione a scendere al direttore dei lavori e responsabile della sicurezza Amap, che è stato sentito dalla polizia. «Ho lavorato dalle 8 alle 10 nella vasca racconta il 44enne Giovanni D'Aleo, sopravvissuto -. Mi ha dato il cambio mio cugino Giuseppe Miraglia (che ha perso la vita, ndr) e poi è successo qualcosa d'imprevisto». Da quanto ricostruito, sarebbe saltato il tappo di liquami che impediva il lavoro con la sonda dall'esterno e ha investito gli operai, in tre nella prima stanza dell'impianto fognario intenti a sbloccare la sonda spurgo. I tre hanno perso i sensi precipitando nella vasca tre metri più in basso. Non vedendo i colleghi risalire, sono scesi altri tre operai, tra cui il 28enne Giuseppe La Barbera, interinale Amap, che doveva solo vigilare sulle transenne. I gas tossici non hanno dato scampo a cinque di loro, un altro è gravissimo.

Gli investigatori della Squadra mobile hanno sequestrato molti documenti negli uffici della Quadrifoglio, tra cui i contratti di appalto e le schede degli operai (quattro dei cinque morti della Quadrifoglio) e apposto i sigilli all'azienda. I corpi di Epifanio Alsazia, 71 anni, contitolare della Quadrifoglio, di Giuseppe Miraglia, 47 anni, Roberto Raneri, 51 anni, Ignazio Giordano, 59 anni e La Barbera sono all'istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo per le autopsie. Resta appesa a un filo la vita del 62enne Domenico Viola, ricoverato in rianimazione al Policlinico. È intubato e ventilato, in coma farmacologico e ha subito un «danno multiorgano da tossicità diretta e da insufficienza polmonare con distress respiratorio».

«Le norme hanno determinato la precarietà nel lavoro e nella vita ha detto Mario Ridulfo, segretario Cgil di Palermo in sit in dinanzi alla prefettura con i lavoratori -. La responsabilità è di chi ha fatto le leggi, di chi ha fatto in modo che non venissero cambiate». Ieri sciopero di 4 ore indetto dalle sigle sindacali, 8 per gli edili. Sindacati, Inps, Inail e Ispettorato del lavoro sono stati convocati dal ministro del Lavoro, Marina Calderone, per parlare di sicurezza.

Il ministro promette tempi rapidi per la patente a crediti nei cantieri e i bandi per assumere ispettori.

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