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Le opere-tatuaggio entrano in una chiesa

Un tatuaggio non sulla pelle umana, ma sul marmo, sulla schiena dell'opera d'arte che raffigura Maria Maddalena

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Un tatuaggio non sulla pelle umana, ma sul marmo, sulla schiena dell'opera d'arte che raffigura Maria Maddalena. L'arte del tattoo entra in Chiesa, per la prima volta nella storia, grazie a Marco Manzo, artista-scultore romano considerato il «padre» del tatuaggio ornamentale. Manzo ha inciso i suoi tatuaggi effetto merletto su opere in marmo bianco di Carrara in una esposizione a Santa Maria dei Miracoli a Roma. «Con la stessa macchinetta con cui incido sul corpo umano - racconta al Giornale l'artista - incido il marmo. Tramando così il mio stile e la mia incisione nel tempo in opere che non moriranno mai. L'arte del tatuaggio e l'arte della scultura si fondono». In mostra, nella chiesa di piazza del Popolo fino al 31 agosto con ingresso gratuito, croci e mani in marmo testimoniano la violenza sulle donne.

Sono opere che Manzo ha esposto alla 58esima Biennale di Venezia e che ora si trovano nella chiesa romana. A queste, si aggiungono alcune opere inedite. Come la scultura in marmo bianco «La Maddalena pacificata» che giace addormentata sotto una croce ornamentale alta 4,5 metri, realizzata in materiali misti e che dopo l'esposizione sarà acquisita dalla Fondazione Zichichi di Erice. La «Croce gloriosa dei miracoli» sarà invece acquisita nel patrimonio artistico della stessa chiesa. Dalle colonne escono poi 20 mani che impugnano armi, ma sono arti fermati nell'attimo di ferire. Due installazioni rappresentano le «Mani della crocifissione». «Sono stato invitato dal Rettore della Chiesa perché ha visto nelle mie opere una forte vicinanza ai testi sacri - prosegue Manzo -. In chiesa arriva così qualcosa che fa riflettere, che può permettere anche al visitatore che non sta cercando né l'arte né i testi sacri. Insomma, il mio è un linguaggio universale, con un messaggio di speranza, di denuncia, di ripudio della violenza e del sopruso».

Apprezzamento è stato espresso dal Vicariato di Roma che riconosce il tatuaggio una «forma d'arte». «La Chiesa è amica dell'arte e non ripugna nessuna forma estetica autentica, neppure il tatuaggio», sottolinea monsignor Giuseppe Lorizio, direttore dell'ufficio Cultura del Vicariato che ha dato il suo pieno sostegno all'iniziativa di padre Ercole Ceriani, rettore della chiesa di Santa Maria dei Miracoli, di accogliere la mostra di Manzo, sostenuta anche da monsignor Daniele Libanori, vescovo ausiliare della Diocesi di Roma per il settore centro. «Questo percorso mi ha avvicinato moltissimo alla Chiesa che ora sento casa - conclude l'artista - vorrei continuare a collaborare con il Vicariato. E se fosse il Papa a commissariare un'opera? Se me lo chiedesse direi senz'altro di sì.

Sarebbe un grande onore, considerando anche quanti artisti nella storia hanno realizzato opere d'arte per i Papi».

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