Giovanni Porcella
Dopo 35 anni il Genoa riparte dalla serie C. Per la seconda volta nei suoi 112 anni di storia, il vecchio Grifone si trova in terza serie. Una generazione di mezzo, ma allora come adesso con la voglia e la rabbia di tornare subito almeno in B. Nel 1970 i motivi della caduta allinferno furono la disorganizzazione e vari problemi economici, stavolta il capitombolo è arrivato per colpa di unassurda e per certi versi ancora misteriosa combine con il Venezia nel giorno della ritrovata massima categoria. Trentacinque anni fa ci fu un testa a testa esaltante con la Spal, culminata con una promozione che non si esaurì lì perché sempre con il mitico Sandokan Silvestri il Genoa finì presto in serie A. Di quella avventura in C resta la pagina brutta della sconfitta in casa col Montevarchi, ma nelle foto e nei ricordi dei genoani restano i cinquantamila di Marassi che festeggiarono lultimo successo con il Lecco prima allo stadio e poi per le strade della città, portando in trionfo Corradi, Cini, Lonardi e compagnia bella. Ma in quellanno zero come non sottolineare anche le ormai leggendarie trasferte non solo in auto, moto e treno, ma pure in nave per lItalia dei piccoli comuni come testimonia sempre con orgoglio Pippo Spagnolo. La gente rossoblù, il popolo genoano come venne chiamato successivamente dal professor Franco Scoglio, in questi trentacinque campionati ha vissuto pericolosamente tra ansie, preoccupazioni, spesso illusioni e qualche soddisfazione che in questa giornata strana con la radio che ti farà compagnia perché immagini non ce ne saranno, sembra oro colato. Già lAnfield Road, quindi il Liverpool. È storia. Come lo è già l11 giugno scorso. Il terzo gol di Milito al Venezia, lapoteosi. Sembrava la svolta, il ritorno in A con progetti seri e ambiziosi. Invece ecco il Genoa di nuovo nel fango. Allora a Ferrara e appunto a Montevarchi, oggi a Ravenna e poi a Pizzighettone (confermato il Delle Alpi alle 20) e Teramo. Ma non stupisca il fatto che cè lo stesso amore perché il Genoa è questo come testimoniano gli oltre 15.000 abbonamenti già sottoscritti. Forse ora cè più dolore, più mortificazione, sale pure la rabbia, eppure i mille della Karalis di quella stagione, in questa domenica triste per il Genoa sono i quattromila che partono per Ravenna da dove il riscatto deve avere per forza la sua molla.
«Vediamo se abbiamo capito lo spirito del campionato e ciò che ci aspetta» dice Giovanni Vavassori. Qui in serie C serve cuore e tanta umiltà. E il tecnico lo sa bene: «Anchio da calciatore con lAtalanta ho fatto questa categoria. Partimmo favoriti, ma la promozione ce la siamo sudata fino in fondo. Eravamo i più forti, ma se non fossimo stati uniti nei momenti difficili e non ci fossimo messi a pedalare sarebbe andata male. E poi lesperienza vissuta dal Napoli insegna qualcosa. O no?». Vavassori ricorda che il suo Genoa, nato sulle ceneri di quello che avrebbe giocato in serie A si è assemblato solo da 72 ore e che come se non bastasse ha incassato il forfait di Caccia. Così, con Stellone, rimasto qui ma per questo match non disponibile al pari di Sinigaglia, De Vezze, Lamacchi e Scarpi la formazione è praticamente fatta: Gazzoli, poi difesa a quattro con Ambrogioni e De Angelis sulle corsie esterne, Bacis e Stellini centrali. Questultimo non è al meglio ma dovrebbe stringere i denti e comunque Panizzolo è in allarme. A centrocampo Tedesco, pure lui non al top per via di una contusione alla caviglia sinistra, agirà con Rimoldi e Coppola. In attacco spazio allo strano tridente con Zaniolo terminale offensivo a cui si appoggeranno Minetti e soprattutto Rossi, il giocatore su cui si affidano molte speranze considerata la sua forza e le sue capacità realizzative partendo da lontano. Il Genoa sa di avere fretta, anche perché tre punti in meno sono conclamati e presto ne potrebbero arrivare altri tre per aver violato la clausola compromissoria. Rispetto a trentacinque anni fa un handicap in più, da non sottovalutare.
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