
- Ho letto questo passaggio indegno in un articolo del Corsera che sostiene, senza poterlo provare, che dietro la mancata realizzazione della seconda serie di M-Il figlio del secolo di Antonio Scurati ci sia la censura dei destri. Fatto assolutamente folle, visto che la serie non era stata prodotta dalla Rai, unico canale su cui effettivamente la politica ha ancora qualche potere. Scrive il fu serio giornale italiano: “Di certo, alla destra non dispiace la sparizione di «M». Anche perché è impegnata a valorizzare i suoi autori e i suoi eroi. Come il Giulio Base di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi (con il film sul giornalista fascista Almerigo Grilz)". Siamo seri? Cioè: Almerigo diventa “giornalista fascista” solo perché si era iscritto al Fronte della Gioventù? Cambia questo qualcosa sul fatto che sia stato ucciso al fronte mentre faceva ciò che l’intrepido cronista che oggi lo definisce “fascista” non avrebbe forse il coraggio di fare? Che pena.
- Il dibattito sulle modelle create con l’Intelligenza Artificiale lo chiuderei così: a forza di influencer tutte uguali, tutte con lo stesso seno rifatto, le stesse labbra a canotto, le stesse unghie lunghe quattro metri, alla fine di “autentico” era già rimasto ben poco. Dunque è più economica l’Ai.
- Prima Renzi e ora anche Claudio Cerasa sostengono che Giorgia Meloni starebbe pensando di candidarsi per la corsa al Quirinale quando Re Sergio finalmente, si spera, mollerà la poltrona sancendo (ma per davvero) la sua indisponibilità ad un terzo giro. Difficile dire se sia vero oppure no. In ogni caso il 2029 è troppo lontano per pensarci: in mezzo ci saranno guerre, elezioni, crisi economiche, pestilenze, scandali eccetera eccetera eccetera. Troppa acqua deve passare sotto i ponti.
- Ma soprattutto la vera domanda è: le conviene? Per carità: il presidente del Consiglio in Italia conta pochino, vista la struttura eccessivamente parlamentarizzata del nostro sistema; ma il Presidente della Repubblica ancora meno. Può disfare alcune cosette, non incidere seriamente come Meloni vorrebbe fare. Mi sembra troppo giovane, Giorgia, per pensare di pensionarsi al Quirinale così presto.
- Thomas Ceccon dovrebbe evitare di presentarsi di fronte alle telecamere. Più parla, o rilascia interviste, maggiormente si dipinge come un antipatico che non riesce ad accettare le sconfitte. Lascia perdere, dai…
- Ho grande stima di Carlo Calenda, persona intelligente nonostante le tendenze politiche. E sono d’accordo che quella di Ursula von der Leyen sia stata, da un punto di vista politico e comunicativo, una Caporetto. Ma se fosse andata da Trump e non avesse siglato alcun accordo, imponendo contro-dazi e facendo scattare il 30% di tariffe, esattamente, cosa ci avremmo guadagnato? Nulla. Avremmo perso. Perché non siamo la Cina. Perché abbiamo un bisogno innaturale del mercato Usa. E perché i contro-dazi sarebbero stati una tassa sui consumatori europei. Ovvero la più classica delle zappe sui piedi.
- Occorre concordare con l’analisi di Ferruccio De Bortoli sui dazi: non sono nati oggi, sono una sciagura, ma non sono come il Covid. Per questo la storia dei “ristori” chiesti da Confindustria e altre filiere produttive sono una follia. “I dazi fanno parte del rischio di impresa”. Sta all’imprenditore capire come affrontare certe situazioni del mercato. Altrimenti hai voglia a chiedere allo Stato di ridurre le tasse se poi, appena si presenta una nuova banale tariffa alle esportazioni, le imprese vanno a reclamare la tetta statale nella speranza di non dover faticare. Hai voglia anche a criticare la logica degli extraprofitti, che infatti sono un mostro giuridico.
Lo Stato non deve prendere “extra” se le aziende volano grazie a guerre e crisi internazionali, tipo l’aumento del costo del gas all’inizio della guerra in Ucraina. Ma allo stesso modo non deve intervenire a sovvenzionare quando le situazioni geopolitiche si mettono male per le imprese, come nel caso dei dazi. L’unica risposta è pedalare. E che vinca il migliore.