
Neanche il tempo di annunciare l'accordo sui dazi tra Ue e Stati Uniti che è partito l'ordine di scuderia dei partiti della sinistra italiana: attaccate Giorgia Meloni. Così, nella giornata di ieri, è stato un profluvio di dichiarazioni da parte degli esponenti del Pd, del M5S, di Avs e perfino dei centristi. Le accuse alla premier sono molteplici ma non tengono in considerazione un elemento fondamentale, il commercio internazionale è competenza dell'Unione europea e la trattativa è stata portata avanti da Ursula von der Leyen. Gli stessi esponenti politici che accusavano il governo italiano di voler trattare da solo con Trump o di "spaccare l'Europa", oggi attaccano Giorgia Meloni per aver fatto esattamente quello che le opposizioni chiedevano prima dell'accordo, ovvero lasciar trattare l'Europa.
A dettare la linea è la segretaria del Pd Elly Schlein secondo cui: "quello raggiunto dall'Ue con Trump non è un buon accordo come sostiene il governo. Ha i tratti di una resa alle imposizioni americane, dovuta al fatto che il governo italiano, insieme ad altri governi nazionalisti, è totalmente subalterno a Trump".
Sulla stessa linea il leader del M5S Giuseppe Conte secondo cui gli sconfitti della "lunga partita dei dazi" sono "l'Ue e Meloni". Conte ha aggiunto: "la nostra patriota della domenica in questi mesi ha vaticinato che sarebbe stata un ponte con gli Stati Uniti e che la partita per il nostro Paese sarebbe finita zero a zero. La realtà dei fatti è un pugno nello stomaco che ci restituisce una sconfitta su tutta la linea".
Non risparmia critiche neanche Matteo Renzi secondo cui Meloni: "non disturba il manovratore, si era presentata come il ponte tra Stati Uniti ed Europa. Oggi il ponte di Giorgia è crollato".
In realtà, come spiega il responsabile del programma di Fdi Francesco Filini, i paradossi dell'opposizione sono numerosi: "Elly von der Schlein, leader del partito che appoggia da sempre Ursula in Europa, attacca la stessa von der Leyen per non lasciare campo aperto a Conte, nella insensata battaglia contro Meloni sull'accordo sui dazi che però è stato siglato da... Ursula! Siamo al paradosso".
Ma è tutta la sinistra a utilizzare toni duri contro il governo e Giorgia Meloni, dal capo delegazione del Pd all'Europarlamento Nicola Zingaretti per cui i sovranisti sono "amici tra loro, nemici degli italiani" al capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga che definisce la Meloni "complice" della "sconfitta dell'Unione europea".
Per il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia "Trump ha umiliato Giorgia Meloni e i suoi amici" mentre il deputato dem Marco Furfaro definisce la Meloni addirittura "zerbino".
Eppure c'è un aspetto che rende surreali le critiche della sinistra ed è legato all'attività svolta negli anni passati in Europa. I partiti progressisti hanno infatti votato per il Green Deal che, attraverso direttive e regolamenti, ha colpito le aziende italiane molto più rispetto a quanto può fare l'accordo sui dazi. Inoltre sul mercato europeo continuano a pesare dazi interni su cui non si è intervenuto negli ultimi anni e si è continuato a introdurre nuove tasse europee iper regolamentando ogni settore.
Come se non bastasse il Partito democratico fa parte della maggioranza che sostiene Ursula von der Leyen ed ha perciò dato la legittimità politica alla commissione per raggiungere l'accordo che ora contesta.
In parole povere la sinistra cerca di scaricare su Meloni le proprie responsabilità anche se, tra tutte le occasioni in cui si potrebbe criticare l'Unione europea, farlo perché ha raggiunto un accordo sui dazi con gli Usa è un errore.