Il 40 per cento degli islamici inglesi vuole la sharia

Erica Orsini

da Londra

Il 40 per cento dei musulmani britannici vorrebbe veder applicata la sharia (la legge islamica) nel regno di sua Maestà, il Paese in cui vivono. Questo è uno dei dati scioccanti emersi da un sondaggio effettuato per conto del Daily Telegraph sulla minoranza islamica che risiede nel Regno Unito.
I risultati dell’inchiesta fotografano una comunità sempre più problematica e isolata all’interno di una società che non la comprende e con la quale non condivide più alcun valore di fondo. I recenti attacchi terroristici e la lunga diatriba innescata dalla posizione del governo Blair assunta durante il conflitto iracheno, così come le nuove misure antiterrorismo, sembrano aver esacerbato gli animi, offrendo nuovi appigli all’estremismo radicale.
La sharia è applicata in una larga area del Medio Oriente, Iran e Arabia Saudita compresi. Corti speciali possono ordinare nel suo nome punizioni orribili come amputazioni e lapidazioni, sanzioni di fronte a cui gli occidentali rabbrividiscono. Eppure, quattro musulmani su dieci in Gran Bretagna vorrebbero che fosse questa la legge vigente, almeno nelle aree a maggioranza islamica del Paese. Non solo: il 20 per cento ha dichiarato di provare una certa comprensione per le motivazioni che hanno indotto gli attentatori dello scorso 7 luglio a farsi saltare in aria nelle stazioni della metropolitana e su un autobus di Londra uccidendo 52 persone. Sebbene nel sondaggio il 91 per cento degli intervistati abbia detto di essere fedele alla Gran Bretagna, più della metà ritiene che la recente condanna imposta dal tribunale inglese all’imam radicale Abu Hamza sia ingiusta. «Sono dati allarmanti sui quali bisogna riflettere seriamente», ha dichiarato senza mezzi termini il deputato laburista musulmano Sadiq Khan, mentre il segretario generale del Muslim Council of Britain ha rilevato come questo sondaggio «confermi il diffondersi di una chiara ostilità dei musulmani britannici alla cosiddetta guerra al terrore».
Il quadro è molto chiaro.

Ai cittadini islamici non piace la politica estera di Tony Blair; non hanno mai apprezzato il sostegno offerto agli Usa nella guerra all’Irak, non trovano efficaci le severe misure preventive approvate di recente per combattere il terrorismo. Ma soprattutto, la comunità musulmana comincia a sentirsi veramente «straniera» anche sul tollerante suolo britannico. Una doccia fredda per i sostenitori dell’integrazione.

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