AAA cercasi candidato sindaco urgentemente

AAA cercasi candidato sindaco urgentemente

Chi ha voglia di fare il sindaco alzi la mano. Anzi, si faccia avanti. Meglio, lo dica a Momento liberale. Ci voleva un vecchio politico a lanciare una politica giovane. Lui, Beppe Damasio, è uno che ha «l’entusiasmo che i giovani non hanno, ma non le forze che hanno i giovani». Illuminato sulla via delle elezioni comunali, ha trovato il modo di conciliare le due cose: pubblicare una pubblicità sul Giornale, con la quale chiama a raccolta chi abbia voglia di sperimentare «insieme un modo completamente nuovo e diverso di fare politica» e lancia l’appello a chi abbia voglia di candidarsi a sindaco.
L’identikit è presto fatto: un giovane, che appartenga alla società civile ma sappia far politica, «un Biasotti del Comune» insomma, ma che non sia Biasotti, «che dopo la sconfitta alle regionali ha assunto un atteggiamento troppo autonomista che rischia di non essere un elemento di coesione». Anche perché la traccia, dice Damasio, dev’essere quella della Federazione fra i partiti di centrodestra, «ognuno con la propria identità e con pari dignità, ma con una base ideologica e programmatica comune». A.a.a. sindaco cercasi dunque, e in fretta, anzi, in netto anticipo. «Quando è in gioco la conquista di Tursi la Casa delle libertà sceglie il candidato sempre all’ultimo momento, e di solito lo sceglie perdente - punta il dito Damasio -. La verità è che non credono di poter conquistare la rossa genova. Bene, a me non interessa quanto sia difficile. Io credo che se un candidato inizia a lavorare un anno prima, alla fine avrà almeno fatto la sua parte».
Lui, il «vecchio liberale» del Medio Levante, le maniche se l’è rimboccate subito. Ha coinvolto alcuni entusiasti, Massimo Alfieri sul Levante, Enrico Astuni sul Centro Est, per esempio. Si candideranno, e cercheranno di mettere in piedi una lista ognuno nella propria zona di riferimento. Dice Damasio che ci metterà «il mio gettone di presenza della circoscrizione», in questa campagna elettorale, «perché non ho la struttura né l’organizzazione». Ma il messaggio è chiaro: «Se non si sveglia il resto del centrodestra, diamo la sveglia noi».

Ci avevano già provato, quando sostennero la campagna elettorale di Biasotti alle ultime regionali. I liberali unirono le forze con socialisti e repubblicani. All’urlo di «dobbiamo parlare e far parlare di politica perché se ne sente il bisogno», avevano coniato uno slogan che vale sempre: «Liberali dove siete?».

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