Achille un gay? Non lo so Però è di destra

Caro Paolo, da quando esiste e opera la lobby che vorrebbe accreditare l’idea che i più bravi, i più carini, i più intelligenti uomini della storia fossero gay? La prima vittima di questo pettegolezzo è stato il valoroso Achille, di cui s’insinua che se l’intendesse con il fido Patroclo. Ma sui suoi gusti sessuali il buon Omero non lascia dubbi: la sua ira funesta, che infiniti addusse ecc. ecc. fu causata da Agamennone che gli portò via la bella Briseide per consolarsi della perdita dell’altrettanto graziosa Criseide, facendo piagnucolare quell’eroe come un bambino a cui si porti via il giocattolo preferito. È anche vero che Achille e il suo scudiero Patroclo erano legati da profonda amicizia e che dormivano nella stessa tenda, ma, precisa Omero, sul letto di Achille era distesa tale Diomeda dalla bella guancia, mentre Patroclo si teneva a fianco Ifi dalla bella cintura, donatagli (la ragazza, non la cintura) dello stesso Achille (Iliade, IX, 665-7).
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Be’ no, caro Garberoglio. Briseide è un accidente. Non che una bella guagliona non possa esser causa di furibondi attacchi di collera, travasi di bile e guai inenarrabili, ma l’ira di Achille ha ben più solide radici che non lo scippo di quella velina ante litteram. In sostanza l’eroe s’arrabbia perché Agamennone fa e disfà, dà e prende, ordina e intima, ma in quanto a pugnare, zero. Io mi faccio un mazzo così, gli dice all’incirca il mirmìdone, mentre tu te ne stai in panciolle e ti permetti pure di stabilire a quanto ammonterebbe il mio bottino di guerra? Bene, da oggi vedi di cavartela da solo perché io, il prode Achille, mi metto in cassa integrazione. Con Omero compare dunque sulla scena e in prima assoluta oltre che l’eroe a tutto tondo (un tondo greco, che non è esattamente il tondo nostro), il contestatore, il sessantottino. In quella veste, però, non ha mai avuto fortuna. Tant’è che ricordo un «ampio e articolato dibattito» (volarono tutti gli oggetti personali sacrificabili e atti al volo. Molti pacchetti di sigarette perché allora, bei tempi, si poteva fumare in luogo pubblico) tenuto al Teatro Valle di Roma e che partito bene non ostante il tema - «Attualità della figura dell’eroe nella società affluente» - si ridusse al busillis: Achille è di destra o di sinistra? Ne venne fuori, per fortuna senza spargimento di sangue, che Achille, guerrafondaio, individualista ed egoista era di destra mentre Ettore, uomo di pace, vittima dell’aggressione e delle mire imperialiste degli Achei, con quella sua aria da buon compagno tutto casa, famiglia e pupo in braccio, era di sinistra. A me andò bene così: Ettore è un vigliaccone (di sinistra, appunto), mai nella mischia vuoi in quanto occupato a dare uno dei suoi piagnucolosi addii ad Astianatte, vuoi perché coricatosi con la sua Andromaca. Quando poi non ebbe più scuse e dovette vedersela a tu per tu con Achille, cosa ti va a combinare? Scappa. Per ben tre volte fa il giro delle mura di Troia inseguito dal Pie’ Veloce (che tanto veloce non era e infatti non l’acchiappa). Al quarto si ferma e zac, Achille lo infilza come un tordo. E allora, caro Garberoglio, in tutta questa bella e edificante vicenda che differenza fa sapere se il (prode) Achille fosse o meno gay? Come lei, attento lettore, ricorda, di donne ne aveva tante all’intorno e anche Patroclo non se le faceva mancare (dalla «bella cintura» secondo la stupenda ma libera versione del pruriginoso Vincenzo Monti: indovini un po’ cosa intendeva indicare Omero?).

Credo, anzi, sono certo che i gay ne abbiano fatto una loro venerata icona, eppure mai sbandierata, mai esibita: un po’ perché gratta gratta Achille era una carogna coi controfiocchi, basti ricordare come ridusse il cadavere di Ettore. Ma molto perché anche loro, eppur di naso fino in materia, nutrono qualche dubbio. E non siamo certamente lei e io, che poco maneggiamo la materia, i più indicati a scioglierlo, quel dubbio.

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