Cronache

Reggio Calabria, acqua all'arsenico: le istituzioni sono ferme

Da ormai sei anni i cittadini convivono con l'acqua all'arsenico al di sopra dei limiti previsti dalla legge

Reggio Calabria, acqua all'arsenico: le istituzioni sono ferme

Acqua all’arsenico a Masella, nel Comune di Montebello Jonico, in provincia di Reggio Calabria, dove i cittadini, ormai da sei anni, tra silenzi e tavoli tecnici sono costretti ad ascoltare, da parte delle istituzioni, le stesse risposte.

La gente ormai indignata grida “vergogna” e mentre afferma di essere stata abbandonata evidenzia come la quantità di arsenico presente nell’acqua è superiore a quella prevista dalla legge. A sollevare il caso è stato il parroco di Montebello – Masella, don Giovanni Gattuso il quale senza esitazione alcuna ha scritto per l’ennesima volta a tutte le istituzioni, inclusa la Prefettura di Reggio Calabria.

Tutto inizia il 20 marzo 2013 quando il campione 24 prelevato a Masella presentava una concentrazione di arsenico di 20 microgrammi/litro su un massimo di 10. Successivamente il risultato veniva trasmesso al Servizio Alimenti e Bevande che provvedeva a comunicarlo ad Arpacal, Sorical e Asp. Tutti erano informati e così iniziarono le “danze”. La gente sconvolta era priva di informazioni. Sapeva solo che quella sostanza poteva destare gravi problemi alla salute. Poi basta.

Il Comune dichiarava la non potabilità dell’acqua consentendo l’uso solo a fini igienici. Vero è anche, considerate le potenziali patologie, che gli usi igienici andavano interdetti; cosa fatta solo nel 2019, dopo sei anni, dal sindaco Ugo Suraci dopo l’insistente scrivere del parroco.

Dal 2013 ad oggi si è visto di tutto, così come lamentano i cittadini. Tavoli tecnici, lettere ed incontri ma nulla di concreto. Intanto i valori aumentavano e si decideva di effettuare esame epidemiologico. Nessuno però, ad oggi, è a conoscenza dell’eventuale risultato tantomeno se lo stesso sia mai stato effettuato. Si partiva sei anni fa con una riunione indetta dall’allora sindaco Guarna in cui si stabiliva l’istituzione di un incontro urgente con Sorical, Prefettura, Provincia, Regione e Asp al fine di trovare soluzioni.

Nessuno conosceva però i dati storici. Quelli richiesti a Sorical erano gli stessi che il parroco, don Giovanni Gattuso, ha reclamato con forza a dicembre 2018 per poi averli ad aprile 2019. Sempre nel 2013 l’Arpacal comunicava l’attivazione di un tavolo tecnico–operativo presso il Dipartimento Provinciale di Reggio Calabria a cui come ha precisato la direttrice, Giovanna Belmusto, “parteciperanno i diversi attori interessati”. “Un tavolo obbligato - precisava la Belmusto - al fine di prendere provvedimenti nei riguardi della sostanza inquietante come l’arsenico che ha fatto perdere la serenità agli abitanti di Masella”. Ed ancora “Nulla viene tralasciato data la delicatezza del caso, con la certezza che ogni iniziativa resa urgente e necessaria verrà assunta in tempo reale”. Da allora però tutto è rimasto come prima o forse peggio.

La direttrice, in merito agli enti che avevano partecipato al tavolo tecnico, affermava che “ciascuno per quanto di competenza hanno coordinato le loro azioni per poter giungere ad una concreta e veloce definizione della problematica”. Sorical veniva chiamata all’appello. La stessa, così come sottolineava la direttrice del dipartimento provinciale Arpacal “ ha anticipato che, provvederà alla perforazione di un nuovo pozzo guida …. E allo stesso tempo sta studiando una soluzione più immediata quale l’acquisto di un dearsenificatore”.

Nonostante queste promesse a distanza di sei anni nessun filtro è stato acquistato. Tra l’altro ora, nel 2019, la Sorical rispondeva, ancora una volta, con le stesse note, affermando che “risultava maggiormente praticabile la soluzione con l’acquisto e l’installazione di un impianto di filtrazione”. Nessuno mette in discussione la buona volontà ma dopo sei anni sfuma il concetto di “tempo reale” e di “velocità” al pari di quello di “urgenza”.

Un paradosso considerato che da un lato si grida all’allarme mentre dall’altro si lasciano i cittadini nelle medesime condizioni come se nulla fosse. Ad un certo punto, a maggio del 2013 al Comune di Montebello Jonico arrivano i commissari straordinari e a loro i cittadini scrivono una petizione per “evidenziare lo stato di disagio e il pericolo cui tutta la cittadinanza è esposta”. Nonostante le preoccupazioni, nessuna risposta. Chiedevano di sapere quali accorgimenti venivano adottati per evitare “gravi danni alla salute” e “copia delle analisi effettuate dal 2001 ad oggi”. Nessuna risposta.

A maggio del 2014 i cittadini si rivolgono ancora ai commissari straordinari e sempre sulla scia del “faremo e “vedremo” nulla è stato fatto. Eppure tutti sapevano che quell’acqua veniva usata. Per non parlare poi delle fontane pubbliche lasciate aperte e senza comunicazione alcuna di divieto fino all’anno 2019.

Nel 2014 il Comune, attraverso il sito internet, comunica che si era svolta una riunione al fine di fare il punto sullo stato delle attività connesse alla “risoluzione definitiva” del problema arsenico. A conclusione dell’incontro “è stato predisposto un verbale in cui ogni soggetto ha indicato l'attività e l'impegno atto a garantire la piena collaborazione” al fine di rendere veloce la soluzione del problema. Intanto veniva realizzato un nuovo pozzo ma anche in questo è stato riscontrato l’inquinante. Si intendeva miscelare l’acqua ma l’operazione non è andata a buon fine. Per impegno preso, sempre secondo quanto si legge nel verbale, la Sorical “terminerà di attrezzare il nuovo pozzo in modo da rendere possibili i monitoraggi e le analisi da parte dell’ASP di concerto con l’Arpacal”.

Il 31 maggio 2015 diventava sindaco Ugo Suraci. Ereditava il problema “arsenico”ma a parte qualche ordinanza nulla è cambiato. Tutto, paradossalmente, come afferma don Giovanni Gattuso, è rimasto come prima.

Rimane l’impegno di Sorical di attrezzare, entro dicembre, il pozzo con un adeguato filtro ma allo stato, oltre a sommare pagine di relazioni, nulla di concreto è stato fatto.

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