Ad Arenzano sindaco in bilico

(...) al piano quadriennale regionale già preconfezionato in luogo diverso da quello istituzionale? O alla sciagurata idea di costruire 50 alloggi dietro alla coop senza le necessarie infrastrutture?», non esita ad avvelenare il clima. Nel senso più ampio del termine.
Materia da political thriller alla Steve Martini che nelle ultime settimane ha stimolato i pruriti della stampa. Come quando la Damonte è stata messa in piazza e fotografata a un appuntamento elettorale poco prima delle regionali presso una pizzeria di Voltri alla quale partecipava il pregiudicato Calabrese Onofrio Garcea, imputato per traffico di droga. Da lì la querela della Damonte, mentre nella tranquilla località balneare l'esposto del sindaco affonda in traffici non di droga ma di armi. Gambino non legge l'esposto in consiglio «perché siccome fa il nome di persone avrebbe costretto a fare la riunione a porte chiuse». Ma tra i nomi uno gira con insistenza tra il pubblico che ha riempito la sala. Quello di Paolo Masi figura di spicco della politica arenzanese degli ultimi anni che col giornale Arenzanoggi svolgeva di fatto da portavoce e amplificatore della politica del sindaco e del centrosinistra. Fino a quando, pochi mesi fa, è stata rivelata la vera identità: Pasquale Esposito, condannato per traffico di armi.
Inutile spiegare il cambio di rotta della linea editoriale della testata che anche attraverso il blog ha imbastito una campagna di stampa denigratoria e calunniosa. Un tutti contro tutti col sindaco che si trincera e smentisce i malumori di maggioranza: «Se dopo 11 anni da sindaco non ho mai ricevuto avvisi di garanzia un motivo ci sarà, e se oggi sono ancora qui vuol dire che c'è una maggioranza che mi vuole altrimenti esistono i mezzi democratici per mandarmi a casa». Ma il capogruppo della Casa delle libertà, Paolo Cenedesi (Lega), dà una lettura diversa.

«Da quello che abbiamo sentito oggi - spiega il consigliere leghista-, il centrosinistra dà l'impressione di aver perso il senso della responsabilità di governo della città per una diffusa rassegnazione che è sotto gli occhi di tutti». «Dovreste avere un minimo di coraggio - Cendesi si associa alla Damonte - e dire: abbandoniamo il campo per ripresentarci nuovamente davanti al giudizio degli elettori ma non ne avete il coraggio».