Cultura e Spettacoli

Addio a Henri Salvador 90 anni di musica e gag

«Se ne va un'icona della canzone francese apprezzata anche dalle giovani generazioni». È la dichiarazione del presidente Nicolas Sarkozy quando ha saputo della morte di Henri Salvador avvenuta ieri a Parigi. Vero, verissimo. Henri Gabriel Salvador nasce a Cayenne, nella Guyana francese, nel 1917, ma arriva in Francia con la famiglia nel 1929 e nel 1941 fa già parte dell'orchestra di Ray Ventura con un repertorio che gli consentirà di attraversare tutto il secolo e oltre, sempre al centro della ribalta. Sa cantare con voce lieve e leggiadra, inconfondibile, e sa danzare, inventare gag e giochi di prestigio, raccontare storielle spiritose e suonare la chitarra. Lo amano nello stesso modo tutte le generazioni dei giovani che si avvicendano nel tempo. Nel 2006, alla soglia dei novant'anni, Salvador incide ancora un album fra Parigi, New York e Rio de Janeiro: lo intitola Reverence, ed è infatti un omaggio sia ai ritmi del Brasile, sia a Ray Charles del quale è stato amico.
In Italia, chi sia un po' avanti con gli anni non lo ha dimenticato fra i protagonisti del varietà televisivo Giardino d'inverno, che andò in onda per una sola stagione, ma lasciò il segno. È il gennaio del 1961, la nostra televisione è in bianco e nero e ha un unico canale, pomposamente chiamato Programma nazionale. Con Salvador, alla guida dello show, ci sono il Quartetto Cetra, l'orchestra diretta da Gorni Kramer e le gemelle Kessler, bellissime ma con qualcosa di militare nelle movenze, e fasciate da prudenti calze nere opache. La regia era di Antonello Falqui, le coreografie di Gino Landi e Don Lurio: come dire il meglio del meglio.
Virgilio Savona e Lucia Mannucci, i due superstiti del Quartetto, hanno di Salvador un ricordo fotografico. Dice Savona: «Henri era intelligente e furbo, dotato di uno straordinario senso del teatro. Era una specie di interruttore di cui sapeva girare la manopola a seconda delle esigenze espressive: quelle della dolcezza, della risata o della comicità con un lieve fondo di amaro. Con lui si lavorava in modo facile e meraviglioso».
Perfino i cultori del jazz, se si eccettuano i puristi, lo considerano «uno di noi», come si legge sfogliando qualche vecchia pagina delle riviste specializzate. Salvador non faceva mistero di amare Nat King Cole e Frank Sinatra, e di Cole aveva qualcosa nel timbro e in certe inflessioni. D'altra parte, ci sono almeno trenta dischi per accorgersi di queste parentele, percettibili anche nei suoi brani più popolari come Syracuse e soprattutto Une chanson douce che tutti i ragazzi degli anni Cinquanta e Sessanta hanno cantato cercando di imitarne la sommessa delicatezza. C'è anche, d'altronde, il suo Salvador plays the blues in veste di chitarrista; e c'è il merito di essere stato il primo cantante di rock'n'roll in Francia, con un repertorio composto da Michel Legrand su testi di Boris Vian, l'enfant terribile del jazz francese.


Negli ultimi anni Salvador ha mietuto premi e riconoscimenti: fra i più ambiti si citano l'Ordine d'onore al merito del Brasile per la sua diffusione della bossa nova, e in Francia quello di Comandante della Legion d'onore.

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