Magro, asciutto, sempre defilato per lasciar parlare le sue magiche tastiere. Lo ricordiamo così Richard Wright, organista dei Pink Floyd che se nè andato a 65 anni «dopo una breve lotta contro il cancro», come recita uno scarno dispaccio dagenzia. Wright era uno dei fondatori della band; con Nick Mason era uno dei due studenti di architettura londinesi che, unendosi ai liceali di Cambridge Syd Barret e David Gilmour, con il collante di Roger Waters diede vita alla straordinaria band. Wright era un Pink Flyd nellanima, e non è mai mancato a nessuna reincarnazione del gruppo segnandone lintera storia: dalle prime esibizioni psichedeliche allUfo di Londra al magma sonoro dellalbum di debutto The Piper at the Gates of Dawn. Nella loro opera più ambiziosa, il doppio Ummagumma, Wright dà i primi tocchi classico-sinfonici con limponente Sysyphus in quattro movimenti; sa però mettersi al servizio del gruppo, sacrificandosi a lirici sottofondo datmosfera in album di successo universale come The Dark Side of the Moon e The Wall, passando con disinvoltura dal narcisismo elettronico ai suoni acustici del pianoforte e dellharmonium.
Fedelissimo di David Gilmour, lo ha accompagnato nel suo ultimo tour solista, e li abbiamo visti insieme due anni fa agli Arcimboldi di Milano eseguire, con la classe e lespressionismo pompieristico dei tempi migliori, i nuovi brani di Gilmour e classici dei Pink Floyd come Money e Another Brick In the Wall.Addio a Wright magica tastiera dei Pink Floyd
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