In fondo è naturale. Ora la lezione di Giorgio Gaber entra nelle scuole secondarie e diventa oggetto di studio. Lo fa con quella naturalezza creativa che sarebbe piaciuta anche a lui, libero pensatore preso da orrore per ogni classificazione e ogni impedimento stilistico. Il progetto è semplice: sono stati istituiti un concorso per gli studenti e una serie di lezioni tenute da studiosi e artisti (la prima, affollatissima, ieri al Teatro dell’Arte con Gioele Dix e Andrea Pedrinelli). «Giorgio Gaber insegna a pensare al di là degli schemi» ha detto ieri il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, presentando l’iniziativa a Palazzo Marino insieme con l’assessore Giovanni Terzi, Ombretta Colli con la figlia di Gaber, Dalia Gaberscik, ed Enzo Iacchetti.
Un giorno importante e non solo perché così si celebrano i settant’anni dell’artista italiano più libero del Dopoguerra. In realtà il «Progetto Gaber» è un segnale decisivo che il ministro Gelmini manda al mondo della scuola: più attenzione allo spirito della nostra cultura e alle basi recenti su cui si fonda (e che spesso sono state trascurate). «Molti si chiedono il perché di questa decisione - ha detto - e la risposta è molto semplice: nessuno ci aveva mai pensato prima». Ed è vero: sempre più persi nella guerra ad arruolare questo o quell’artista, i ministri precedenti (specialmente quelli di sinistra, che con la musica e l’arte vantano maggior confidenza) si erano dimenticati di valorizzare uno dei pochi davvero senza tessere e autenticamente creativo anche a costo di pestare i piedi a tutti.
Intanto spieghiamolo, questo «Progetto Gaber». La Fondazione a lui dedicata ha individuato dodici brani (in ordine di pubblicazione: Far finta di essere sani, L’America, Si può, I padri miei/ I padri tuoi, Gildo, Il dilemma, C’è un’aria, Canzone dell’appartenenza, Il mercato, La parola Io, I mostri che abbiamo dentro, Se ci fosse un uomo). Su questi testi gli studenti potranno confrontarsi in varie forme espressive (testo, audio, video, grafica e via dicendo) elaborando con la propria sensibilità quello che il Teatro Canzone di Gaber ha insegnato in tanti anni di musica ed esibizioni in tutta Italia. Chi intende partecipare al concorso può inviare la scheda di iscrizione a progettogaber@giorgiogaber.it entro il 30 aprile. Gli elaborati potranno poi essere inviati entro il 30 giugno alla Fondazione Giorgio Gaber in piazza Aspromonte 26 a Milano. E poi c’è il progetto triennale (sottoscritto ieri davanti ai fotografi dal ministro e da Dalia Gaberscik) che prevede lezioni nelle scuole tenute da studiosi e artisti che sappiano spiegare ciò che Gaber riusciva a fare, ossia arrivare al cuore della gente con una luce nuova e una prospettiva inedita. Insomma, una svolta.
E dire che tutto è iniziato a fine luglio dell’anno scorso quando Enzo Iacchetti, a margine del Festival Gaber che si svolge ogni anno a Viareggio, ha detto con nonchalance: «Quest’artista bisognerebbe insegnarlo a scuola». Detto, fatto. «L’ho inseguito per due giorni con il telefono in mano - ha raccontato sorridendo la Gaberscik -. Dicevo: c’è il ministro che ti vuole parlare». «Non me la sentivo» ha chiosato Iacchetti che, scherzosamente ma non troppo, ha confermato di «essere figlio illegittimo del pensiero di Gaber». Comunque, sette mesi dopo ecco qui che una semplice proposta è diventata realtà per centinaia di migliaia di studenti italiani. Ed è anche una sorta di significativo «precedente» che apre le porte ad altri autori capaci di fotografare il volto dell’Italia molto meglio di tante articolesse e di tanti trattati imposti sui banchi di scuola. «Credo che il pregio più grande di un artista così straordinario - ha detto il ministro - sia quello di insegnare a pensare senza pregiudizi».
Circondata dai cronisti, la Gelmini ha poi detto chiaro e tondo ciò che tanti pensano: «Un oratore come Gaber dovrebbe essere ospitato durante le ore di lezione dedicate all’educazione alla cittadinanza». In fondo, è naturale ed è un portato essenziale di questa svolta: la canzone ha dignità letteraria e pedagogica quando sopravvive al proprio tempo. E quelle di Gaber lo hanno fatto, evidentemente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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