Sanremo Caro Morandi lo sa che presenterà il Festival di Sanremo dopo cinquant’anni esatti di carriera? «No, prego, discograficamente sono solo 49: ho debuttato nel ’62 con Andavo a cento all’ora». Comunque da allora, almeno per arrivare all’Ariston da padrone di casa, è andato, come si vede, molto più piano. Ma ha le idee chiare, eccome, e ieri ne ha parlato per la prima volta. Dunque la squadra si conosce già (oltre a lui, Belen, Canalis e le Iene Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu): sarà in campo dal 15 al 19 febbraio, con quattordici big e otto giovani. Il regolamento, che fino all’altra notte ha tolto il sonno al direttore artistico Gianmarco Mazzi, prevede meno potere al televoto (giusto) e più alla nostra storia popolare (ri-giusto). Essendo il Festival che celebra anche i 150 anni dell’Unità, ogni big si presenterà con due canzoni.
Eggià: una sarà inedita. E l’altra sarà storica e qui apriti cielo. D’accordo, i brani della nostra storia sono O’sole mio o Va’ pensiero e via così, ma giocoforza l’elenco comprende pure Bella ciao (applauso dei democratici) o Giovinezza (sdegno dei democratici). Insomma, la prima polemica festivaliera è questa e accontentiamoci perché quella sui gay di Povia era molto più trash. «E poi la nostra non è una provocazione», conferma il cinquantenne (di carriera).
Vabbé Morandi però Bella ciao ha fatto scandalo già quand’è stata cantata in tv da Santoro. Figurarsi al Festival.
«Massì, quel brano mi è venuto spontaneo pensando alla storia italiana in chiave musicale».
E Giovinezza, scusi?
«Intanto era una canzone della goliardia toscana. Solo dopo se ne è impossessato il Fascismo. E comunque ha un valore simbolico come La canzone del Piave oppure Io non mi sento italiano di Gaber. Vogliamo le fotografie musicali dell’Italia nelle sue diverse fasi: le guerre, il boom, la contestazione, il pacifismo».
Per questo andrebbe benissimo la sua C’era un ragazzo.
«La escluderei. Ci sono già io sul palco».
Appunto.
«E la cosa mi mancava. Ho fatto di tutto nella mia vita, ma non andare dall’altra parte: da cantante a presentatore».
I suoi colleghi?
«Qualcuno mi fa gli auguri, qualcuno mi dice: ma sei pazzo?»
In effetti. Gli ultimi due Festival hanno fatto il pieno di ascolti tv.
«Intanto me la gioco tutta, poi vedremo. E perciò, insieme con Gianmarco Mazzi, ho difeso la squadra che abbiamo scelto».
Il direttore generale Masi preferiva la Arcuri al posto di Belen Rodriguez.
«Niente contro di lei, ma l’ha già presentato otto anni fa. E poi Belen e la Canalis si spalleggiavano molto perché sono amiche (così dicono). Comunque loro saranno una sorpresa: hanno voglia di superare i luoghi comuni che le perseguitano».
A proposito di luoghi comuni. Per farli scattare è bastato solo l’annuncio di Bella ciao e di Giovinezza.
«Ma si potrebbe cantare anche Faccetta nera, perché no? Non facciamo mica politica».
Però, se va avanti così, poco dopo il Festival potrebbero esserci le elezioni.
«Intanto sarebbe una follia votare. Bisogna andare avanti con questo governo e affrontare i problemi degli italiani».
Però su Berlusconi c’è una polemica al giorno.
«E io sicuramente lo invito al Festival. E’ un grande istrione e sono certo che saprebbe ammaliare il pubblico».
Caro Morandi, lei non si fa mancare niente.
«In questi giorni vedo spesso uno spot del Ministero della Difesa: “L’Italia è nata per unire”. E’ vero. E così voglio che sia anche per il mio Festival. La musica, in fondo, serve a questo».
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