Adolescenti, il gioco antidoto al ritiro sociale

Una tavola rotonda e giochi da tavolo al Castello. Nel centro del Policlinico 80 ragazzi l'anno

Adolescenti, il gioco antidoto al ritiro sociale
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Laboratori didattici e speciali postazioni di gioco da tavolo saranno a disposizione dei visitatori che potranno cimentarsi in nuovi giochi e sfide, dibattiti e una tavola rotonda con medici ed esperti. L'appuntamento è per questa mattina dalle 10 presso il Cortile della Rocchetta, all'interno del Castello Sforzesco, per la giornata conclusiva di GiocaMi, il Festival del Gioco da Tavolo, volto alla prevenzione e alla cura dei fenomeni di isolamento sociale in età pediatrica.

L'iniziativa promossa da Fondazione De Marchi e sviluppata in coordinamento con l'Ufficio Scolastico Territoriale e con il patrocinio del Comune è rivolta principalmente agli insegnanti e agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado e prevede un concorso tra scuole e incontri di formazione, per offrire ai docenti gli strumenti per conoscere e prevenire i nuovi fenomeni di isolamento sociale e utilizzare i giochi da tavola come mezzo di socializzazione.

«Tutti i bambini e i ragazzi hanno bisogno di giocare ed è giocando che si costruiscono relazioni - spiega Francesco Iandola, direttore esecutivo della Fondazione De Marchi - si impara a confrontarsi con gli altri e a crescere, mettendosi alla prova, vincendo e perdendo, divertendosi». «Il ritiro sociale è un fenomeno molto complesso e disomogeneo nelle sue manifestazioni - spiega Antonella Costantino, primario di Neuropsichiatria infantile del Policlinico -: c'è chi si ritira per un tempo relativamente breve e riesce a sbloccarsi superando l'ansia che gli impediva di uscire, chi presenta tratti autistici, e chi soffre di un malessere profondo, con depressione e vittimizzazione, e che quindi riesce a stare solo in uno spazio protetto. Così ambivalente è anche il ruolo dei social: sono uno strumento che permettete ai ragazzi di mettersi in gioco, senza farsi troppo male, in altri casi sviluppa dipendenze. Purtroppo in quest'epoca la fragilità non rappresenta un motivo di accoglienza, ma anzi. Ecco quindi che il gioco in scatola rappresenta una strategia che sostiene e accompagna in un frame più strutturato le relazioni».

Il ritiro sociale può manifestarsi su diversi livelli: ci sono ragazzi che abbandono la frequentazione del gruppo sportivo o degli amici, ma continuano ad andare a scuola, chi va solo a scuola e chi non esce più dalla propria stanza. Al centro diurno per adolescenti del Policlinico vengono trattati un'ottantina di casi l'anno, con un aumento negli ultimi dieci anni del numero di accessi. A risentirne maggiormente, dalla pandemia, sono le ragazze. «Qui trattiamo i casi più complessi, fornendo anche il servizio di scuola al centro o di scuola a domicilio proprio per evitare l'abbandono scolastico, e accompagnando i ragazzi, in squadra con gli insegnanti, nel rientro quando possibile.

Parallelamente, dal momento che non è così semplice per gli insegnanti reintegrare questi studenti, lavoriamo con l'Ufficio scolastico sulla sensibilizzazione degli insegnanti, con progetti ad hoc». Tornando al gioco in scatola il cerchio si chiude: essendo strutturato all'interno di un frane preciso, funge da mediatore, da facilitatore delle relazioni, tra educatori e ragazzi, tra genitori e figli, tra coetanei.

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