In aereo con la Tbc letale, allarme in Italia

L’uomo era in viaggio di nozze: le autorità sanitarie Usa gli hanno ordinato di farsi mettere in isolamento a Roma, ma lui è fuggito mettendo a repentaglio decine di vite. Sarebbero residenti in Lazio e Lombardia le 15 persone che hanno viaggiato con il cittadino americano affetto dal terribile virus

In aereo con la Tbc letale, allarme in Italia

Milano - Si potrebbe definire una perfetta coppia di incoscienti. Oppure di pazzi furibondi. Lui, è l’americano di 32 anni affetto da una forma di tubercolosi molto resistente alle cure, lei è la sua ex fidanzata, diventata moglie in Grecia, che ha assecondato gli spostamenti del malato contagioso per mezzo mondo restando sempre al suo fianco, incurante dei rischi che può comportare lo stare vicino a un uomo affetto da questa rara forma di Tbc, il ceppo Xdr-Tb, micidiale e molto resistente ai farmaci. Eppure entrambi se ne sono infischiati dei veti dei medici, dei rischi di contagio collettivo, del dispendio di soldi pubblici per l’allarme sanitario scattato in mezza Europa per ben due settimane. Nonostante la malattia di lui, la coppia americana è infatti sbarcata in Europa, si è spostata in Grecia e poi ha deciso di proseguire a tutti i costi per la luna di miele, con un’inevitabile tappa a Roma. Ma qui le autorità sanitarie americane hanno stanato il malato vietandogli di volare su aerei di linea e invitandolo a rivolgersi alle autorità italiane per essere messo in isolamento. Raccomandazione inutile. Anzi, dannosa. L’uomo, alla parola isolamento si è spaventato ed è sparito, con la complicità della moglie. I due sposini hanno scelto Praga per creare altro scompiglio internazionale e da lì si sono imbarcati tranquillamente su un aereo di linea per Montreal. Una volta a terra hanno attraversato il confine canadese. La grande fuga è finita a New York con la consegna spontanea del singolare paziente a cui è stata imposta la quarantena, provvedimento rarissimo (l’ultimo caso risale al 1963).
L’ammalato, attualmente ricoverato in Georgia, rilascia ora interviste come una star. E si scaglia contro i medici. «Mi avevano sconsigliato di partire ma non mi avevano proibito di volare», ha spiegato. E poi accampa scuse aggrappandosi alla malasanità italiana. Ha infatti raccontato di aver avuto paura che in Italia non sarebbe stato curato in modo adeguato e di aver quindi fatto di tutto per rientrare negli Usa.

La molla che lo ha fatto svanire nel nulla, però, è stata la telefonata del Cdc di Atlanta. L’agenzia federale che si occupa di epidemie lo ha contattato a Roma il 21 maggio e gli ha chiesto di cancellare i programmi di viaggio e rientrare. La coppia ha così annullato il giorno dopo la partenza da Roma per Firenze ed è rimasta in attesa in un albergo romano. Il giorno successivo, però, secondo il racconto, dagli Usa è stato ordinato all’uomo di consegnarsi immediatamente alle autorità italiane ed è iniziata la fuga che ha creato allarme in mezzo mondo e costretto le autorità sanitarie a cercare chiunque fosse venuto in contatto con l’uomo.

In Italia sono state identificate 15 persone, tra Lazio e Lombardia, che hanno avuto a che fare con l’americano e che sono stati invitati a sottoporsi a controlli. Dal ministero della Salute arrivano comunque rassicurazioni: i contatti occasionali e di breve durata, viste le condizioni dell’uomo, renderebbero altamente improbabile un contagio.

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