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Affidereste un partito a uno come Franceschini?

I dirigenti del Pd infuriati con il loro segretario. Insegue il gossip di "Repubblica" ma invece di segnare fa autogol. Dalla Resistenza alla gaffe sui figli, ogni mossa diventa un boomerang. E anche Casini lo scarica: "Accecato dall’odio"

Affidereste un partito a uno come Franceschini?

Roma - Il giorno dopo è lo stesso segretario del Pd a cercare di aggiustare il tiro e far dimenticare quella frase che in molti, anche dentro il Pd, temono possa trasformarsi in un boomerang.
«Vorrei dire che mi spiace davvero se i figli del presidente del Consiglio si sono sentiti offesi - precisa Dario Franceschini -, loro non c’entrano, non ho mai parlato di loro, né lo farei. Perché è lontano mille miglia da me l’idea di coinvolgerli nello scontro politico». Non è una marcia indietro esplicita, ma un tentativo di limitare i danni sì. La scivolata sul «fareste voi educare i vostri figli da Berlusconi?», che ha provocato le repliche durissime della famiglia del premier e gli attacchi al leader Pd di tutto il Pdl, ha causato dei contraccolpi negativi per il principale partito di opposizione, nel quale serpeggia il timore che ora una vicenda che poteva giocare a suo vantaggio si ritorca contro chi la cavalca eccessivamente.

Il quotidiano di Antonio Polito, il Riformista, sempre assai attento a quel che si muove nel Pd, parla di un «autogol». Nessuno, a dieci giorni dal voto, si sognerebbe di criticare il segretario, ma molti sono rimasti eloquentemente zitti, e lo fa notare Mario Adinolfi, membro della direzione nazionale: «Sono solidale con Franceschini per l’aggressione verbale che ha subito e meravigliato ed amareggiato per il silenzio di tutti i dirigenti del Pd». Che la preoccupazione ci sia lo si capisce dal sollievo con cui Rosi Bindi accoglie la rettifica: «Franceschini - dice - ha fatto bene a chiarire il significato delle sue parole. La sua precisazione sgombra il campo dalle richieste di scuse del Pdl». Una critica esplicita viene invece da un altro esponente della direzione, l’economista Piergiorgio Gawronski: «Sono d’accordo con Marina Berlusconi, le dichiarazioni di Franceschini sono inaccettabili, perché tirano in ballo persone che non c’entrano niente e entrano impropriamente nei rapporti familiari del premier con tono moralista inopportuno».

Intanto gli alleati di opposizione cercano di trarre vantaggio dalle difficoltà del Pd. L’Udc ci va giù duro: Casini parla di «odio per l’avversario che acceca» e invita il Pd a «chiedere scusa a Berlusconi e agli italiani». Cesa definisce «imbarazzante» la sortita di Franceschini e Di Pietro si affretta a sottolineare che ai politici spetta «inchiodare il premier sull’assenza di una politica economica e di sicurezza».

Dentro il Pd, Enrico Letta si dice pronto a «difendere Franceschini», perché la sua frase sui figli «non deve essere strumentalizzata: nessuno vuol confondere pubblico e privato». Una confusione che esponenti come Francesco Rutelli o Sergio Cofferati evitano accuratamente fin dall’inizio. Il primo giudicando «poco opportuno» cavalcare la tigre del gossip, il secondo - capolista nel Nordovest - puntando su una campagna elettorale tutta sui temi economici, battendo fabbriche e luoghi di lavoro e rispolverando il suo passato da leader della Cgil. Anche se la forte competizione interna alle liste del Pd sta creando qualche problema ai capilista, che rischiano di prendere meno preferenze del previsto: per questo ad esempio Walter Veltroni è impegnatissimo nel sostegno a David Sassoli al Centro, mentre per Cofferati è dovuto intervenire Franceschini, con una lettera che chiede ai quadri del Pd di «supportarlo fortemente». Avvertendo che «poi analizzeremo insieme i risultati dei capilista nei loro territori». «Un tono stupidamente minaccioso», critica Giuseppe Civati, consigliere regionale Pd in Lombardia.

«Se si vuole che il capolista sia rappresentativo, bisogna sceglierne uno che piaccia a chi deve poi sostenerlo».

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