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Afghanistan, la guerra di Obama somiglia molto a quella di Bush

La guerra di Obama? È sempre più simile a quella di Bush, però non bisogna dirlo. L'Afghanistan doveva essere il teatro di operazioni principale, l'Irak una pagina da chiudere in fretta. E, come no, i generali avrebbero ricevuto tutto quanto necessario per stabilizzare l'Afghanistan, adottando però una «nuova» strategia.
Obama ha anche scelto un uomo di fiducia per vincere in Afghanistan: il generale Stanley McChrystal, che ha sostituito l'incolpevole David McKiernan, al quale non è mai stato concesso quello che invece avrà il suo successore. A partire da un «vice» che si occupi della gestione delle operazioni militari correnti: è una novità infatti il comando intermedio affidato al generale a 3 stelle David Rodriguez.
Per ora però le cose non vanno affatto nel senso sperato, mentre nascono sempre nuovi problemi. Sicuramente la strage provocata da un intempestivo attacco aereo su due cisterne piene di carburante catturate dai talebani non aiuta. Come è un guaio che il presidente afghano uscente, Hamid Karzai possa non essere stato confermato al primo turno, costringendo Nato, Usa... e talebani a proseguire per chissà quanto quello che doveva essere uno sforzo massiccio, da concludere però dopo il voto. E invece con tutta probabilità si andrà al ballottaggio.
Il nuovo corso in Afghanistan prevede che le truppe Usa ed alleate, insieme a quelle afghane, proteggano la popolazione ed occupino stabilmente il territorio. Cosa che in precedenza non si sarebbe neanche potuta immaginare, visto che mancavano i soldati. In realtà quello che si vuole tentare è una surge prolungata simile a quella che il capo di McChrystal, il generale Petraeus, ha congegnato e realizzato con successo in Irak in piena presidenza Bush.
Un altro mito da sfatare è quello della riduzione dell’attività aerea, perché provocherebbe troppe vittime civili: le statistiche del Pentagono dicono che il numero di sortite aeree, di missioni, non è diminuito, anzi, è aumentato, ma si usano meno bombe e missili meno potenti.
Questione di settimane, forse di giorni e poi McChrystal depositerà sul tavolo del Segretario alla Difesa Robert Gates la richiesta per truppe addizionali. Quel pezzo di carta che Gates proprio non vorrebbe vedere... mai. Non è un caso se il Pentagono ha fatto un gran battage su quanto sia grave la situazione in Afghanistan, in modo da poter presto vantare qualche miglioramento, continuando però a glissare sull'incremento di truppe.
I soldati americani stanno comunque aumentando e arriveranno presto a quota 68mila, grazie ai rinforzi inviati da Bush e confermati da Obama. Ma ancora non bastano e a Washington ormai si scommette sull'entità della richiesta di McChrystal. L'opzione minima è indicata a 10-15mila uomini, la massima a 45mila.
Il generale non vuole solo istruttori e consiglieri per aiutare le forze locali afghane e accelerarne l'espansione, ma anche truppe combattenti. Per evitare problemi politici, si sta pensando di ricorrere ancora una volta ai famigerati contractors, da impiegare non solo in ruoli logistici e di supporto, ma anche in compiti sempre più di combattimento, compresa la protezione e sicurezza delle basi. Un recente rapporto del centro ricerche del Congresso spiega come ancora a marzo ci fossero in Afghanistan più contractors che soldati americani, 68mila contro 53mila. La maggior parte dei contractors è afghana e disarmata, ma McChrystal vuole arruolarne altri 14mila, con incarichi un po' più impegnativi. I nuovi contractors sostituiranno nelle retrovie altrettanti soldati Usa, che potranno così andare in battaglia. Senza però aumentare la consistenza nominale del contingente militare americano. Che Gates e Obama vogliono limitare al massimo, visti gli orientamenti della opinione pubblica. Al punto che qualche editorialista propone di ritirare il grosso delle forze e affidarsi solo ad aerei, missili e forze speciali. Una ricetta che sa di disimpegno stile Vietnam. E che porterebbe ad un esito analogo. Ma se questo è il contesto, McChrystal dovrà accontentarsi. Tanto più visto che le truppe scarseggiano, perché in Irak sono ancora inchiodati 130mila soldati. E l'esercito sta tornando a prolungare i turni di servizio in teatro.

Proprio come accadeva ai tempi di Bush.

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