Un chiaro avvertimento a non andare oltre limiti accettabili nelle aperture all'opposizione e in particolare ai talebani più radicali: è questo il messaggio percepito a Kabul dopo l'inattesa visita lampo realizzata per sei ore in Afghanistan dal presidente americano, Barack Obama. Lo rivelano le analisi di alcuni politici afgani sui media locali.
Un'indicazione categorica, in cui il capo della Casa Bianca ha dato prova di realismo, ipotizzando «futuri momenti difficili e possibili sconfitte», non lasciando dubbi sul fatto che presto nella strategica provincia meridionale di Kandahar, santuario dei talebani, si svolgerà una massiccia operazione militare della Nato.
Dal successo di essa, ammettono i consiglieri presidenziali, dipenderà il ritiro delle forze americane dal Paese a partire dalla metà del prossimo anno, come promesso mesi fa da Obama al momento dell'annuncio dell'invio in Afghanistan di altri 30mila uomini.
La durezza dello scontro imminente e la determinazione dell'avversario sono provate anche dal fatto che la visita di Obama è stata significativamente segnata dall'incidente a un elicottero militare che si è schiantato al suolo causando 14 feriti nella provincia di Kunduz, e da due razzi sparati dai talebani la scorsa notte sulla base aerea di Bagram poco dopo la partenza dell'aereo presidenziale. Da qualche tempo il presidente afgano, Hamid Karzai, ha spinto l'acceleratore dei contatti prima con esponenti dei talebani e più di recente con una delegazione dell'Hezb-e-Islami di Gulbuddin Hekmatyar.
A Washington il governo ritiene che per poter assicurare il buon esito della riconciliazione voluta da Karzai sia necessario impartite una significativa lezione ai talebani, e in particolare a quelli più radicali, legati ad Al Qaida.
La necessità di non superare «la linea rossa» costituita dalla Costituzione afgana è stata anche ribadita dal rappresentante speciale comunitario uscente, ambasciatore Ettore Sequi, che in una intervista all'agenzia Pajhwok ha sostenuto che «la riconciliazione si deve fare solo con chi vuole riconciliarsi».
«Credo che il processo di riconciliazione debba essere guidato dagli afgani - ha concluso - che dovrebbero sentire la responsabilità di riavvicinarsi a coloro che vogliano rispettare la Costituzione e rompere i legami con il terrorismo».
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