Cultura e Spettacoli

Agli Oscar dei video musicali trionfano Rihanna e Timberlake

Alla cantante di "Umbrella" anche il premio per il "monster single of the year". Figuraccia di Britney Spears che ha aperto la serata di Las Vegas

Agli Oscar dei video musicali trionfano Rihanna e Timberlake

Massì, mettiamoci dentro tutto, i premi, le scazzottate, la decadenza, il glamour ed ecco perché gli Mtv Video Music Awards dell’altra sera a Las Vegas sono la fotografia di come va oggi il pop. Dunque, per farla breve è andata così: domenica la madre di tutte le tv musicali ha consegnato i suoi premi durante la cerimonia che tradizionalmente è la passerella rivelatrice della nuova stagione. Chi c’è quella sera a casa di Mtv, poi sarà dappertutto anche nel resto dell’anno e buonanotte all’imprevedibilità delle classifiche, dei flussi musicali eccetera. E così era facile pronosticare che avrebbe stravinto Rihanna, che se lo merita perché è una delle poche divette (se va bene ha vent’anni) che non si è fatta sbriciolare in pochi mesi dalla celebrità. Nella sua Umbrella ha mescolato vocina, moine, sciocchezze e ritornello ossessivo per arrivare a prendere i due premi più importanti. E se, d’accordo, quello di miglior video è già una gran soddisfazione, la statuetta per il «monster single of the year», ossia per il successo più successo di tutti, è la consacrazione definitiva: ormai lei è vaccinata per tutti i virus del mestiere e quindi ha gli assi giusti da giocarsi sul banco del pop. E ce la farà perché ha una squadra corse più attrezzata della Ferrari e più furba della McLaren.
Chi invece non è ancora uscita dai box è Britney Spears che proprio alla corte di Mtv al Palms Casino di Las Vegas avrebbe dovuto fare la rentrée in grande stile dopo tutti i patatrac dell’ultimo anno. I preparativi erano stati cronometrici e minuziosi, tanto che a lei era stata riservata addirittura l’apertura dello show, roba da madonne e christine aguilere. Ma quando è arrivata sul palco a occhi sbarrati, impacciata lei che ha scorrazzato senza imbarazzi per tutte le feste del mondo, per di più (s)vestita da spogliarellista ora che per recuperare credibilità dovrebbe mettersi il saio, la maggior parte del pubblico non ci voleva credere. Un disastro. Naturalmente era in impietoso playback, di quelli che la musica va da una parte e le labbra dall’altra. E, dopo che le sue ballerine qualche volta l’hanno addirittura rimessa in riga perché era fuori tempo, Britney se ne è andata lasciando sperare che il titolo della canzone, Gimme more (dammi di più) fosse una promessa di miglioramento più che una patetica invocazione sessuale.

Deve esser stata dura per lei, mezz’oretta dopo, guardare il suo ex fidanzato Justin Timberlake ritirare tutto impettito quattro premi (artista dell’anno, miglior successo globale, migliore coreografia e regista) e godersi beato gli applausi seduto sul trono del pop. Volenti o nolenti, bisogna ammettere che lui ha l’aria del bravo ragazzo e forse persino lo è, canta discretamente e ha fatto i giusti investimenti d’immagine tanto che oggi piace alle ragazzine e pure alle madri, segno inequivocabile che rimarrà in giro ancora per un bel po’.

Di sicuro, lui che dopo Britney ha accompagnato anche Cameron Diaz e che qualche volta mette pure lo smoking, non si ridurrà mai come Tommy Lee e Kid Rock. Va bene i due, uno batterista dei rovinati Motley Crue, l’altro anch'egli rovinato ma da solista, sono ragazzacci ma suvvia, un po’ di stile. Essendo stati in passato i mariti di Pamela Anderson, agli Mtv Video Awards hanno pensato bene di prendersi a botte in sala. Non è stata – dicono – una suprema e nobile scazzottata ma un triste e geloso parapiglia, una riffa di tatuaggi, parolacce, minacce e spintoni. Roba da scaricatori, mica da veri rocker, di quelli che un bel pugno e via. Forse anche per questo l’audience degli Mtv Video Awards è in picchiata da qualche anno: la cerimonia del 2006 ha avuto meno di 6 milioni di spettatori, mentre quella del 2004 ne aveva raccolti più di dieci milioni.

Segno che in questo periodo le risse, i tracolli e i trionfi non sono più quelli di una volta, neanche per sbaglio.

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