Agostini profuma il Montefeltro

nostro inviato a Sarentino
Quando da Trento si arriva a Bolzano, puntate per una volta sulla stretta e nascosta Valle Sarentina, d’estate percorribile fino a Vipiteno e ora no. Troppo alto il passo di Pennes (2215 metri) e troppo vuota la vallata perché valga la pena il solo tentare di tenerlo aperto.
Non cambia la sostanza di questa rubrica: ai Bagni di Serga, nome ruvido per un angolo molto piacevole, ci arrivate comodamente, a patto di fare attenzione alle gallerie a inizio via. Bagni di Serga, prima del paese di Sarentino, per via dell’hotel Bad Schörgau, dove tutto è pensato per il relax grazie all’impegno della famiglia Wenter.
Un inno al pino mugo, basso e tormentato, capace di crescere, sempre poco comunque, anche sui ghiaioni, alberello capace di regalare essenze intense che lì mani esperte lavoreranno nel centro benessere piuttosto che in cucina.
Rotta la caldaia quando avevo prenotato il «bagno-mugo», sono ripartito con un ottimo amaro al mugo e il ricordo di una cena curata da Gregor Wenter, cuoco pieno di entusiasmo, grazie al quale si fa perdonare sbavature e voli per lui forse troppo arditi.
Il bello dell’Alto Adige è l’impossibilità di mangiarvi male, ma proprio per questo per emergere bisogna avere due marce in più.

Ottimi l’affumicato di manzo e lo speck, buone le mezzelune alla fonduta, da capire fino in fondo i Tortellini ripieni di pesto al pino mugo, piatto con tanto di copyright, e il risotto capesante e pino, slegato, uno dovrebbe ordinare due volte il gran piatto di formaggi, meditato e intelligente come raramente capita. Ogni taglio ha il suo abbinamento, otto spicchi di paradiso tutti e otto sud tirolesi. Capolavoro.
E-mail: paolo.marchi@ilgiornale.it

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