Gian Micalessin
Il punto di non ritorno non è stato raggiunto, ma è assai vicino. E Teheran continua a premere sullacceleratore alternando proclami di rottura alle vaghezze e alle ambiguità di un presidente, Mahmoud Ahmadinejad che, anche dopo il giuramento dinsediamento, si guarda bene dal chiarire la propria posizione sul contenzioso nucleare. Dunque Europa e Repubblica islamica restano come coloro che son sospesi. Gli europei aggrappati al pacchetto dofferte presentato venerdì e allo spauracchio di sanzioni Onu. Gli iraniani alla minaccia di spezzare i sigilli apposti dallAgenzia internazionale per lenergia atomica sui laboratori di Isfahan e riprendere a processare luranio trasformandolo in gas per lalimentazione dei reattori nucleari. Il punto di non ritorno sembra esser proprio la rottura dei sigilli. Soprattutto se gli iraniani li forzeranno senza attendere la commissione dellAiea diretta a Isfahan per monitorare la ripresa delle attività nucleari. In caso di rottura «unilaterale dei sigilli» la condanna dellIran e il suo deferimento al Consiglio di Sicurezza dellOnu potrebbe venir decisa nella riunione dei vertici dellAiea, già convocata per martedì sera.
In attesa di mosse concrete si passano al setaccio le dichiarazioni del presidente e dei portavoce iraniani per capire se il loro sia un bluff allultimo respiro o un braccio di ferro senza più vie duscita. Per Hamid Reza Asefi, portavoce del ministro degli Esteri, il pacchetto di proposte dellUnione Europea è semplicemente «inaccettabile» perché non concede «il diritto allarricchimento delluranio». Quelle offerte - spiega - non solo «non soddisfano le richieste minime», ma «contraddicono lo spirito del trattato di non-proliferazione nucleare e i termini dellaccordo di Parigi dello scorso novembre» dopo il quale Teheran sospese tutte le attività nucleari.
Ad ascoltare il presidente Mahmoud Ahmadinejad il pacchetto di proposte europee non sembra esser mai esistito. Ieri dopo il giuramento e gli auspici di buone relazioni con il resto del mondo, Ahmadinejad ha chiarito di esser pronto a contrastare e respingere qualsiasi pressione internazionale sul suo governo. «Non seguiremo - promette - alcuna decisione illegale che violi i diritti della nazione iraniana, non capisco perché alcuni Paesi non comprendano che gli iraniani non tollerano luso della forza». Laccenno alla controversia sul nucleare e alle minacce dellEuropa e dellAiea è ovviamente chiaro, ma non menzionandole esplicitamente il neo presidente lascia aperta la possibilità di una retromarcia o di un rilancio della trattativa.
Secondo gli ottimisti, la sostituzione a sorpresa di Alì Larijani, già designato al vertice del ministero degli Esteri, farebbe pensare a iniziative dellultimo minuto. Alì Larjiani, un ex capo della televisione molto vicino alla Suprema Guida Alì Khamenei, massima autorità del Paese, sostituirà Hassan Rowhani alla testa del Consiglio di sicurezza nazionale a cui spetta la trattativa con lEuropa. A rimpiazzarlo agli Esteri è stato chiamato il moderato Ali-Akbar Salehi, un ex responsabile delle delegazioni iraniane per i colloqui sul nucleare, distintosi per morbidità e ragionevolezza. La doppia mossa segnalerebbe, dunque, linteresse di Teheran a proseguire la trattativa.
Gli spazi per una soluzione si fanno però sempre più sottili. Per Bruxelles, e per i governi di Parigi, Londra e Berlino, il pacchetto dofferte appena messo a punto rappresenta la migliore e la più generosa delle soluzioni possibili. I tre grandi europei rimarcano di non aver mai pensato di concedere agli iraniani il cosiddetto «diritto a riprendere le procedure di arricchimento» .
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