Cronache

Ai night più ballerine che clienti

Ai night più ballerine che clienti

(...) perchè questo gesto spinge inconsciamente alla confidenza. Il resto della «lezione» riguarda aspetti pratici come i contratti, giornalieri come da regolamento Siae per le prestazioni occasionali degli artisti (ebbene sì, anche le entreneuse sono annoverate tra gli artisti!), le percentuali sulle bevute (2,50 euro per ogni consumazione da 10), e, soprattutto, i tempi, che sono rigorosi, inflessibili, e non possono sforare i 15 minuti tra una consumazione e l’altra.
Sembra incredibile, ma molto prima della mezzanotte, si materializzano, tra i tavolini di fronte al palco, i primi clienti. Sono tre uomini sulla sessantina, allegri e ben vestiti, ostentano una goffa disinvoltura. Le mie «colleghe», peraltro davvero avvenenti (sono uscita piena di complessi), sono tutte straniere, ma, se non lo dichiarassero, difficilmente ci si accorgerebbe delle loro origini esteuropee, tanto è fluente il loro italiano. Quattro di loro sono a Genova da meno di una settimana e abitano insieme in un appartamento messo a loro disposizione dalla ragazza che mi ha reclutata la sera prima. Tra l’altro esistono tre tipi di reclutamento: per presentazione spontanea, per conoscenza e, la più comune, tramite agenzia specializzata. Appena i clienti si siedono, accanto a me e alle due rumene, come un vampiro dai tetti della Transilvania plana su di noi il cameriere sosia di Nosferatu a prendere le ordinazioni, che si tramutano in consumazioni tangibili, anzi, bevibili, in una manciata di minuti. E una manciata di minuti sarà il leit-motif di tutta la serata, perchè una consumazione deve durare al massimo 15 minuti, chi fa il furbo e tenta di intrattenersi con una ragazza cercando di centellinare il drink per tenere il bicchiere pieno più a lungo, viene lasciato solo, l’ordine è perentorio: «Se entro 15 minuti non ordina altro, per te e per lui, passa ad un altro cliente». Ma per fortuna questa situazione non si verifica, i tre amigos bevono come spugne ioniche, e dico per fortuna perchè altrimenti non avrei saputo a che cliente passare visto che, nonostante ormai la serata sia entrata nel vivo, qui di «vivi» ce n’è ben pochi, sono quasi più le «girls» dei «men». La serata si trascina, dal mio punto di vista, lenta e desolante. I clienti sembrano fatti in serie e programmati dallo stesso tecnico, dal primo minuto non fanno altro che disquisire della loro brillante carriera, della loro munifica carta di credito e di come tu potresti trarne vantaggio accordandoti con loro per un incontro privato, nel dopo serata o un altro giorno. Alcuni seguaci del Calissano-pensiero propongono anche feste e interi weekend. Ma il culmine della tristezza lo raggiungo dopo l’una con lo spettacolo: la scaletta comprende quattro esibizioni al termine delle quali gli applausi suonano come desolanti «clap clap» di una ventina di mani che cercano di fare più rumore possibile per sembrare di più, creando un eco imbarazzante nel locale semideserto. Che amarezza, è l’effetto Calissano che ha svuotato i night in queste sere? Probabile.

Comunque ai posteri l’ardua sentenza.
(2 - continua)

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