Roma«Ipotesi diverse, fondi scarsi». Tanto per essere chiari. Detto questo, «vedremo, stiamo lavorando». Silvio Berlusconi non si sbilancia, neppure sulleventuale detassazione delle tredicesime. Ma assicura limpegno del governo, guidato da un premier che si dichiara «come sempre, ottimista». Insomma, le contromisure da prendere, per uscire dalla crisi economica, sono ancora allo studio. Nellattesa, un dato positivo: «Le Borse sono ripartite». E il nuovo invito: «Limportante è che non si fermi il flusso di finanziamenti delle banche a imprese e famiglie. Su questo noi interverremo».
Le modalità emergeranno nelle prossime ore, anche alla luce del vertice con Abi, Confindustria e varie confederazioni, in programma oggi a Palazzo Chigi. Ma intanto, ieri mattina, riunione ad hoc nella sede del Tesoro. Insieme al padrone di casa, Giulio Tremonti, i ministri di spesa, ma non solo: Claudio Scajola (Sviluppo), Altero Matteoli (Trasporti), Maurizio Sacconi (Welfare), Renato Brunetta (P.A.), Roberto Calderoli (Semplificazione). Unora e mezzo di confronto, puntato su consumi e potere dacquisto. Sacconi delimita il raggio dazione: «Lavoriamo allinterno del bilancio che cè». E Tremonti avverte: la crisi «è sicuramente globale, ma che sia recessione è una formula eufemistica, ottimistica. Magari fosse così». Limpressione è che sia «qualcosa di diverso». «La recessione - spiega - è nellordinarietà dei cicli». Ma «siamo di fronte ad una discontinuità, a una rottura nella linea di sviluppo».
Berlusconi, intanto, torna a parlare di modifiche alla Finanziaria, seppur allinterno dei saldi prestabiliti. «Sono deciso a mantenerla così comè, ma ciò non vieta che ci siano margini di differenza. E nella distribuzione delle risorse, che i singoli ministeri hanno fatto, ho colto delle cose da correggere: penso per esempio alla scuola privata». Correzioni che potrebbero arrivare «anche dai soldi che vengono dallUe, dove siamo i terzi contribuenti».
Intervenuto al Consiglio generale di Confcommercio, a cui chiede di «dare una mano» sul fronte prezzi, il premier rimarca: «Ciò che non si deve fare è diffondere il panico e il pessimismo. Bisogna invece tenere i nervi saldi e stare tranquilli». E ribaltare, quindi, il «fattore ansiogeno» diffuso dalla tv. Anche perché, ripete, «il sistema delle banche è solido». Certo, se gli istituti di credito lo richiedono, «il governo è pronto ad assisterli, alle regole di mercato, ma senza imporre nulla, senza condizioni punitive per il management, né per gli azionisti». Sul monte-prestiti, il Cavaliere concorda con il presidente francese, Nicolas Sarkozy, che propone di aumentarlo «del 2-3-4-5%», per «una norma che penso possa diventare di tutti gli Stati». Poi non esclude che il Cdm di domani possa esaminare nuovi provvedimenti sulle banche. Nella stessa riunione in cui potrebbe finire il decreto sui rifiuti, «che introdurrà il reato e le pene per chi imbratta i muri».
Inevitabile, nel giorno in cui il decreto Gelmini ottiene il sì anche dal Senato, tornare sul tema scuola. «È stato un gran risultato», commenta il premier, che sottolinea di nuovo la «truffa» subita dai ragazzi che manifestano - verso i quali «siamo stati di manica larga» - la messa in campo «alle loro spalle» dalla sinistra.
Altro fronte caldo, la legge elettorale per le Europee. Dopo aver rinnovato, martedì sera, i suoi «paletti» (no alle preferenze, 5% di sbarramento), il Cavaliere si confronta nel tardo pomeriggio con la Lega (oggi vedrà a pranzo il presidente della Camera, Gianfranco Fini), ricevendo una folta delegazione, capitanata da Umberto Bossi. E al termine dellincontro, dichiara come sia «evidente» che il progetto, «proprio per la sua rilevanza politica, necessita della convergenza più ampia possibile delle forze parlamentari». Unapertura, dunque, allopposizione. Nellauspicio che il Parlamento «continui a lavorare per ricercare ogni soluzione possibile». Ma è «altrettanto evidente», rimarca, che «in mancanza di una convergenza, si voterà con la legge esistente».
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