Cè più verità in un romanzo o in un film che in un giornale o in un reality. «La verità non è quella che sembra», infatti, come dice il titolo del dialogo di domani (ore 18.30, Centro svizzero, via Palestro 2) con Alan D. Altieri nel Lunedì del Giornale organizzato con la Camera di commercio svizzera. Romanziere (da ultimo la trilogia Madgeburg, Corbaccio), sceneggiatore (Silent Trigger di Russel Mulcahy con Dolph Lundgren, dvd Sony), Altieri dirige Giallo, Urania e Segretissimo Mondadori. Prima ha lavorato per De Laurentiis a New York e in proprio a Los Angeles; dopo aver avuto l'America sottocchio e visto l'Italia col cannocchiale ora gli capita il contrario.
Signor Altieri, più si vede, meno si sa. Perché?
«Perché ciò che si vede è falso o almeno alterato. Siamo immersi nella finzione».
E chi faceva finzione ora fa informazione?
«Paradossale, ma romanzi e film dicono spesso verità scomode».
Penso a Munich e a Sweeney Todd, a Lettere da Iwo Jima e a Nella valle di Elah. Ci salverà Hollywood?
«Gli autori che possono permetterselo, avendo vinto l'Oscar, si sono messi a fare il lavoro che era degli editori».
Spettatori e lettori se ne accorgono?
«Solo in parte: siamo tutti così immersi nell'ipocrisia
».
Mi faccia un esempio.
«Più si esecra l'assassinio, più si perdonano gli assassini, che anzi per alcuni diventano idoli».
Come lo spiega?
«Perché le società sono omicide».
E si camuffano da buoniste.
«Ma prima o poi scavalcheranno le barriere morali e s'entusiasmeranno per la morte in diretta».
Succede solo in Italia?
«In Giappone si fanno dei reality abbastanza reali dove si rischia la vita».
Meglio morti che anonimi?
«La voglia di esseri notati è analoga a quella di chi scarabocchia sui muri».
Gratis nessuno fa più nulla, salvo appunto scarabocchiare. Perché?
«Perché la società è ormai psicotica. Si vuol lasciare un segno, quale che sia».
Lei prevede un Grande fratello con morte reale?
«Per lo meno con violenza reale. A nessuno importa di ciò che accade in quelle situazioni, salvo delle liti».
Questi gli effetti del disagio: quale la causa?
«Ai popoli in pace da tanto tempo manca la guerra».
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