Uno spinello di gruppo, qualche bicchiere di troppo e tanta, troppa incoscienza. È così che quattro ragazzine sudamericane hanno cominciato la loro notte da incubo durante la quale due di loro - una cubana e una colombiana rispettivamente di 16 e 17 anni - sono state violentate da tre giovani sudamericani che prima le avevano spinte a ubriacarsi e a fumare hashish durante una festa privata in un appartamento di Baranzate di Bollate. I ragazzi, infatti, avevano invitato lì le minorenni, insieme ad altre due loro amiche, una salvadoregna 17enne e un’altra colombiana 18enne. Adesso i tre giovani, tutti regolari e incensurati - i due arrestati, Enrico Antonio Aragundi Andrade, 24 anni, Luis Eduardo Reascos Ruiz, 20 anni e un 17enne indagato in stato di libertà - sono accusati di violenza sessuale in concorso, sequestro di persona, lesioni e, come ha ravvisato il pm Antonio Sangermano, induzione in stato d’incapacità. Nei giorni scorsi, mentre le indagini degli investigatori del commissariato Greco-Turro andavano avanti, il 24enne, sentito che non era più aria, si era comprato un biglietto per scappare in Ecuador, ma gli è andata male: per lui e per il suo amico Ruiz le manette sono scattate a sorpresa, ieri mattina all’alba.
L’episodio è avvenuto nella notte tra il 23 e il 24 maggio scorsi. Quella sera le quattro amiche s’incontrano al Thini Café di via Brembo - noto locale di ritrovo per sudamericani in zona corso Lodi davanti al quale, domenica all’alba, si è consumato l’omicidio di un ecuadoriano di 26 anni, uno dei capi della banda giovanile latinoamericana dei New York - e cominciano a bere parecchio e anche (come ha ammesso una delle stesse ragazzine alla polizia) ad assumere droghe leggere.
Ad un certo punto della serata le ragazzine vengono raggiunte dalla telefonata del 17enne ecuadoriano, ex fidanzato di una di loro, che le invita a casa dell’amico Ruiz, a Baranzate di Bollate, a una festa privata, le giovani accettano. Il ragazzino e il suo amico 24enne le vanno a prendere in auto al Thini Café e, una volta giunti tutti nell’appartamento di Ruiz, ha inizio la festa.
Oltre ai tre giovani ecuadoriani e alle quattro ragazze non ci sono altri invitati. La birra scorre a fiumi e le ragazze bevono molto. Non si tirano indietro (salvo la salvadoregna) nemmeno quando i maschi le invitano a uno spinello di gruppo.
Purtroppo, finita la «fumata» collettiva, le ragazzine sono completamente andate, fuse. Due di loro, la cubana e una colombiana, si sdraiano sul divano, faticano a tenere gli occhi aperti, sono molto confuse. È a quel punto che, un po’ sul serio un po’ scherzando e ridendo tra l’ebetismo generale, i ragazzi le minacciano con un coltello che utilizzano poi per strappare e tagliuzzare loro collant e slip e quindi violentarle.
Quasi in stato di trance, le altre due amiche prendono la porta e fuggono. Poi, una volta in strada in loro, tra i fumi dell’alcool e della droga, si fa largo il pensiero delle due amiche rimaste con gli stupratori. Quindi le due risalgono in casa trascinano fuori dall’appartamento le loro amiche mezze nude e ancora molto confuse, poi fanno ritorno a casa.
Nei giorni successivi, le ragazze parlano a lungo con genitori e amici. Hanno paura di sporgere denuncia, ma alla fine il buonsenso prevale e, insieme ai parenti, si rivolgono agli investigatori del commissariato Greco-Turro.
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