Cronaca locale

Alcol, kebab, rumori e fumo: Milano divieto per divieto

Cosa non si può più fare. Dopo le ordinanze contro la prostituzione e gli accattoni, arrivano nuove restrizioni pure sul percorso dei cortei : Dopo l'una. Negozi take away e gelaterie chiudono prima per evitare i capannelli di gente e gli schiamazzi fino a tardi

Alcol, kebab, rumori e fumo: 
Milano divieto per divieto

Li abbiamo contati e messi in ordine, uno per uno. Li abbiamo letti e studiati con attenzione cercando di elencarli per importanza e urgenza. Alcuni li abbiamo anche apprezzati, perché in fondo sono stati fatti per il «nostro» bene o quantomeno per quello della città. Ma ce ne sono altri di fronte ai quali, l’unica domanda che ci è venuta è stata: ma servirà a davvero a qualcosa? Chiamateli provvedimenti, leggi, leggine, ordinanze, misure contro il degrado, contro la movida, contro i vandalismi, contro lo spaccio, la prostituzione, gli schiamazzi, il rumore. Una cosa è certa: l’elenco di tutto quello che non si può fare a Milano è lunghissimo. E allora, ecco la lista nera della «città dei divieti». Dove non si può comprare una birra in una bottiglia di vetro e berla passeggiando per strada senza rischiare di beccarsi una sanzione di 500 euro. Dove se vi viene la malaugurata idea di fare uno spuntino dopo l’una di notte, potete star certi di andare a letto a stomaco vuoto. Perché qui da noi, nella capitale del design e della moda e nella futura culla dell’Expo, i fast food devono abbassare le serrande un’ora dopo la mezzanotte. Per non parlare di tutti quelli che ancora si illudono che le manifestazioni di piazza servano a qualcosa. Scordatevelo. Lasciate pure a casa ideali, credenze e striscioni: i cortei nel centro diventeranno off limits. Ci eravamo abituati alle vecchie ordinanze, quelle di novembre scorso, contro l’accattonaggio molesto, gli imbrattatori di muri e palazzi - i writers per intenderci - prostitute e clienti, consumatori di stupefacenti. E forse anche all’Ecopass. Ci eravamo abituati alle sanzioni, al fatto che chi trasgredisce paga e in fondo andava anche bene così. Ma poi è arrivata l’ultima ondata di divieti, quelli più recenti.
Guardie armate anti-spinello

all’Arco della Pace
La proposta viene dai commercianti. Non ne possono più dello spaccio e del consumo delle droghe leggere - giurano - e quindi meglio sorvegliare la zona arruolando da giugno a metà settembre, vigilantes armati che controllino i movimenti sospetti dei ragazzi. Soltanto due, assicurano: «Così non diamo l’impressione di militarizzare la città». E poi, vuoi mettere l’effetto deterrente di un agente in divisa, con tanto di pistola legata alla cintura che gira per i locali? Vuoi mettere la strizza di vedere uno che ti passa lì davanti e fa il conto di quanti drink hai bevuto o di che tipo di sigarette stai fumando? Per fortuna, allo stipendio - 25mila euro per tutta la stagione - ci pensano loro, i commercianti.
Parchi senza sigarette,

si parte a settembre
La tabella di marcia per arrivare al divieto assoluto di fumo nei parchi cittadini è partita l’altro giorno, quando l’assessore alla salute, Giampaolo Landi di Chiavenna pensa ad un’ordinanza, anzi ad un «progetto integrato di riqualificazione delle aree verdi», per proibire le sigarette nei giardini pubblici. La sperimentazione parte nelle zone riservate ai bambini. Per il resto, le regole sono sempre le stesse: chi trasgredisce, paga.
Coprifuoco notturno

per kebab e gelati
Saracinesche abbassate entro l’una di notte, posate e bicchieri di plastica. Vietato consumare cibi e bevande fuori dai locali, pena sanzioni fino a tremila euro. È passato un mese da quando la Regione Lombardia in sei articoli ha messo fine all’«anarchia del take away», con un provvedimento punitivo per tutti gli artigiani del fast food. Ovvero kebab, gelaterie, pizzerie d’asporto, piadinerie e rosticcerie che vivevano di notte e per il popolo della notte. Obiettivo numero uno della legge regionale: imporre limiti contro l’inquinamento acustico ed evitare che si formino i capannelli di gente sui marciapiedi con tanto di schiamazzi che disturbano la quiete pubblica.

E chissà, se adesso sarà davvero più tranquilla.

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