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Alitalia Ragnetti in pole per la successione

Rocco Sabelli si prepara a dare l’addio ad Alitalia. Dopo tre anni al vertice, l’amministratore delegato avrebbe deciso- la conferma ufficiale non c’è - di lasciare la società nata dalle ceneri del fallimento della vecchia Alitalia, senza aver raggiunto l’agognato obiettivo del pareggio operativo. E soprattutto senza essere riuscito a realizzare la fusione con Air France, che, nel suo disegno, avrebbe garantito la sopravvivenza della compagnia all’interno di un grande gruppo. Un piano sfumato per l’ostilità del presidente Colaninno, ma ancor più per l’impatto della crisi su tutto il trasporto aereo.
Sabelli annuncerà probabilmente l’addio al consiglio del 24 febbraio, anche se il passaggio di consegne non avverrà prima dell’assemblea di fine marzo, che dovrà approvare il bilancio del 2011. E già parte il toto-successore, favorito l’ex manager Tim Andrea Ragnetti. Il nuovo ad, comunque, si troverà davanti una fase delicata di crisi economica e prospettive incerte. Sabelli lascerà una compagnia con i conti ancora in difficoltà, appesantiti dal caro carburante e dalla crisi economica che ha ridotto le presenze, soprattutto nella più redditizia business class.
Come ben sa anche Air France, costretta a sua volta a mettere in campo un robusto piano di ristrutturazione aziendale: dall’inizio del 2011 ad oggi è passata da 4 miliardi di capitalizzazione a uno, e appare sempre più lontana l’integrazione con la compagnia italiana. Quella fusione scongiurata in nome dell’italianità della compagnia di bandiera ai tempi della nascita di Cai, alla cui guida Roberto Colaninno chiamò proprio Sabelli: che, solo due anni dopo, dalla tribuna di Bruno Vespa annunciava che avrebbe raccomandato la fusione con i francesi ai soci come migliore scelta possibile, quando, nel 2013, sarebbero stati liberi di vendere le loro quote a chiunque. Immediato il coro di proteste, a partire dal presidente Colaninno per arrivare al premier Berlusconi, tanto che Sabelli si era affrettato a fare dietrofront, declassando la proposta a «opinione personale».

Ma la rottura ormai era consumata e già da allora l’ad ha cominciato a pensare all’uscita di scena: qualche rumors era già trapelato addirittura un anno fa, prima dell’approvazione del bilancio 2010, ma poi tutto era rientrato. Ora invece l’addio dovrebbe essere questione di settimane.

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