Alitalia si salva. Ecco come

Un lavoro certosino, fatto di contatti telefonici continui e segretissimi fino a martedì. Poi ieri una raffica di convocazioni a Palazzo Chigi dei vertici Cai e dei sindacati per «stringere». Un rush finale studiato per convincere la Cgil e far venire meno anche gli ultimi scrupoli di Guglielmo Epifani. E poi, in seconda battuta, portare dentro anche l’Anpac di Fabio Berti, l’associazione che raccoglie la metà dei piloti di Alitalia. Con l’obiettivo di arrivare questa mattina al sì di quasi tutte le nove sigle alla nuova compagnia.
Il governo, e in particolare il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, ha concentrato gli sforzi nell’avvicinare posizioni che sembravano molto distanti, ma che poi si sono rivelate quasi esclusivamente di metodo.
È il caso della partita, tutta politica, della Cgil. Il sindacato della sinistra, che aveva respinto la proposta Cai insieme ai sindacati autonomi ieri ha parlato di «concessioni» da parte di Roberto Colaninno e soci. In realtà a Guglielmo Epifani è stato concesso di non fare ufficialmente passi indietro. E di ribadire quanto aveva scritto nella lettera scritta di suo pugno al capocordata della Compagnia: d’accordo su tutto, compreso il contratto, ma non ci esprimiamo nelle parti che riguardano i piloti, tra i quali la Cgil conta pochissimi iscritti. Cancellata, di fatto, la seconda lettera. Quella con la quale il sindacato dei trasporti di Corso d’Italia e le associazioni professionali dicevano «no» al contratto e, di fatto, chiedevano alla Compagnia aerea italiana di riscrivere completamente il piano d’impresa.
E non è un caso che ieri Epifani sia stato ricevuto dal governo da solo, senza le altre cinque sigle ribelli. Nel merito del piano fonti Cgil hanno valorizzato modifiche che riguardano il personale di terra e i controllori di volo. Ma sono aspetti che saranno affrontati da tutte le sigle in un secondo momento. Solo dopo il «sì» ufficiale di Epifani all’incontro di oggi. In particolare sono stati presi impegni sull’aumento dei giorni di riposo, la creazione di un bacino di precari dal quale la Cai dovrebbe attingere per le future assunzioni e la modifica della parte dell’accordo che prevedeva per i controllori di volo, dopo tre giorni di malattia, la riduzione dello stipendio.
Più difficile, e quasi tutta di sostanza, la partita dei piloti, convocati ieri sera a Palazzo Chigi. In questo caso il nodo da sciogliere è quello degli esuberi. E, in particolare, il destino di circa 200 dipendenti del gruppo che sarebbero penalizzati dalla mobilità e resterebbero esclusi dal mercato del lavoro. Gli esuberi rimangono quelli di prima, mille in tutto. Per loro, come per tutto il personale Alitalia, valgono gli ammortizzatori sociali previsti dal decreto del 28 agosto: 4 anni di cassa integrazione straordinaria e 3 di mobilità. Alla fine dei sette anni i 45enni non arriverebbero alla pensione. E dopo sei mesi di inattività rischiano di perdere la licenza. Per questo ci sarebbe l’impegno a trovare una soluzione. Come la collocazione in altre compagnie aeree.
Questi i dettagli delle ultime battute. Ma la trattativa non si sarebbe sbloccata se non avesse preso quota la prospettiva di un socio straniero. Potrà entrare nella cordata solo quando Cai sarà in sella ad Alitalia, ma ai sindacati sono state date ampie rassicurazioni sul fatto che l’alleato c’è.

E darà un respiro internazionale alla Cai. La prospettiva non può che far piacere ai piloti, che sulle rotte transcontinentali contano molto. E che, magari, sperano di piazzare qualche esubero nella compagnia alleata.

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