Daniele Petraroli
Via del Serafico, ore nove di ieri. Centinaia di persone si ammassano contro il portone. Spintoni, grida, insulti. Fino a quando due enormi «bodyguard» si affacciano sulla strada cercando di riportare un po’ d’ordine colpendo i primi che si trovano davanti. È in quel momento che, per difendersi, tre o quattro di loro alzano sopra la testa dei bambini che avranno non più di un anno. Se a questo aggiungiamo che il muro contro il quale si scagliano queste persone è un consolato, precisamente quello romeno, la scena sa molto di rivoluzione. Quasi una moderna «presa della Bastiglia».
E invece sono scene quotidiane in via del Serafico da circa un anno e mezzo. Da quando cioè il consolato della Romania si è trasferito dai Parioli all’Eur portandosi dietro i problemi già segnalati all’epoca nel quartiere più «in» di Roma. Un edificio totalmente inadeguato per le esigenze della comunità straniera più grande d’Italia. I numeri del ministero dell’Interno d’altronde parlano da soli. Sono 300mila i romeni nel nostro Paese legalmente di cui 70mila solamente nella nostra regione. Tutti loro per ottenere qualsiasi tipo di documento, specialmente i visti per tornare in patria, sono costretti a rivolgersi agli unici due consolati d’Italia. Quello di Milano, che serve il Nord Italia e quello di via del Serafico 69, appunto, dove vengono indirizzati i romeni che vivono tra la Sicilia e la Toscana.
Ed è qui che ogni giorno, anzi ogni notte, ci sono continui problemi. L’ufficio riesce a servire quotidianamente tra le 200 e le 300 persone ma a mettersi in coda sono circa il doppio. Con l’aggravante che il foglio per le prenotazioni viene affisso al cancello subito dopo la mezzanotte. Così la via si trasforma in un campeggio a cielo aperto anche perché chi si prenota per paura di perdere il posto preferisce non allontanarsi troppo dal consolato. Risultato: centinaia di persone bivaccano sui marciapiedi e nei vialetti dei complessi residenziali vicini. Con conseguenti problemi di igiene (senza servizi utilizzano i vicini giardinetti come bagni pubblici) ordine pubblico (gli schiamazzi impediscono ai residenti di dormire) e sicurezza.
«A volte litigano tra loro anche in modo violento - racconta Antonello Carotenuto del comitato di quartiere “Serafico” - la gente ha paura a tornare a casa la notte. Ma non siamo preoccupati solo per la vivibilità del quartiere. Siamo preoccupati anche per i cittadini romeni sottoposti a disagi di ogni tipo. Tutte le persone devono essere trattate in modo umano. Addirittura hanno messo dei pezzi di vetro sul cancello per evitare che la gente scavalchi. E poi non è possibile che il marciapiede sia diventato la sala d’attesa del consolato. La verità è che questa sede non è adatta a ospitare il consolato romeno». Per questo motivo decine di persone residenti nei pressi del consolato ieri mattina hanno rallentato il traffico della via attraversando ripetutamente la strada di fronte alla sede diplomatica. «Siamo esasperati - spiega Pietro Parente che abita proprio nel palazzo accanto - molti di noi sono stati costretti a elevare l’altezza dei propri cancelli per evitare che le persone bivaccassero nei viali d’accesso.
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