Allarme al parco Sempione per gli alberi che crollano

Sono due platani e due sofore, gli alberi abbattuti ieri mattina nel parco Sempione lungo via Lignano, nei pressi di via Melzi d'Eril. Non erano piante centenarie ma avevano dimensioni importanti vista l'imponenza del pezzo di tronco rimasto, circondato da nastri bianchi e rossi in carta plastificata proprio come quando si delimita un cadavere. «U signùr, il tarlo asiatico» ha esclamato qualche passante vedendo gli scheletri residui, ma dal Comune rassicurano che gli alberi non erano stati intaccati dal temuto insetto inoffensivo per l'uomo. Erano semplicemente piante catalogate di serie B, la classe fitostatica considerata a rischio caduta perché non più ancorata al suolo con saldezza.
Altri quattro «angeli silenziosi» che volano via. Gli alberi sono gli angeli custodi della nostra salute e casa di volatili che vi nidificano. Non hanno identità, non sono ancora tenuti in cosiderazione come gli animali. Non hanno microcip; se vanno perduti come i due platani e le due sofore nessuno piange, perché nessuno pensa mai di prendersi cura di loro, benché essi, sempre senza rumore, si prendano invece cura dell'aria che respiriamo iniettando l'ossigeno che compone anche le nostre lacrime.
E' una strage imbavagliata quella del verde urbano; i tronchi spariscono il mattino presto e non c'è voce che si prenda la briga di chiedere: «Perché?». Non solo. Non c'è neppure la certezza che verranno reintegrati con altre piante, perché nella nostra classifica di presenze necessarie gli alberi non appaiono. Invece svaniscono con facilità. Si calcola che quest'anno a Milano siano state abbattute ben 133 piante proprio a causa del tarlo asiatico, il parassita che scava un tronco fino a farlo morire. Aggredisce platani, betulle, aceri. Filari di platani sono stati decimati in via Diotti al confine con Settimo Milanese; aceri e pruni colpiti in via Taggia, vicino all'ospedale San Carlo; betulle e aceri in via Novara. Un appello per tutelare queste vite ogni tanto risuona da qualche voce, ma di fatto nella coscienza dei cittadini gli alberi non sono ancora ritenuti vite. Il loro afono esistere li relega a presenze inutili, scontate, la cui assenza non costituisce notizia.
Come la decapitazione dei quattro fantasmi arborei di parco Sempione. Se ne sono andati nel tran tran quotidiano della città, senza che nessuno si fermi anche un attimo a pensare quanto quotidiano quei giganti senza suono ci abbiano donato con le loro ombre estive o con la presenza invernale, che forse per qualcuno è servita come punto di riferimento. «Troviamoci sotto il platano di via Lignano». Un albero è un sogno ad occhi aperti.

La sua chioma racconta storie distaccate da terra. Ogni giorno nel mondo vengono soppresse dalle otto mila alle diciasette mila piante. Dai tre a sei miliardi all'anno. Non ricresceranno. Un parco che se ne va, condannato da un'inciviltà silente.

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