
Era da giorni che ci stavamo pensando e non riuscivamo a deciderci: come giudicare il gesto della neo sindaca di Merano che si è tolta la fascia tricolore durante l'insediamento? Non sentendo noi un particolare trasporto né per il tricolore, né per l'Alto Adige, né per le sindache donna, eravamo molto indecisi. Ha fatto bene a rifiutare la fascia o no?
Poi, ieri, ci si è chiarito tutto. Abbiamo ascoltato il discorso di Giuliano Amato alla festa per gli 80 anni del quotidiano Alto Adige (a proposito: «Auguri!» si dice in italiano o tedesco?) e non abbiamo più avuto dubbi. Amato - uno del quale si può dire che ha salvato il Paese, anche se purtroppo non era il nostro - ha detto che «la sindaca ha chiaramente reagito a un maschio impositore che, approfittando del fatto che lei era donna, le stava imponendo la fascia tricolore». L'uomo, insomma, ha colpa anche quando veste una donna. E comunque - ha aggiunto - «Sono episodi che è bene fare scivolare via il più possibile senza farne un caso».
In un colpo solo Amato, del quale non abbiamo mai capito se il soprannome «Dottor Sottile» si riferisca all'acutezza o alla cavillosità, ha ribaltato un gesto arrogante in uno di difesa, trasformato un insulto all'Italia in un'emancipazione femminista e
derubricato una conflittualità etnica in una semplice «frizione». Un virtuoso del sofisma.Amato sembra ambiguo, parla in maniera ambigua, si muove ambiguamente. Ma non bisogna farsi ingannare dalle apparenze. Lo è davvero.