Sempio a casa Poggi, le tre verità diverse sono incompatibili. Caccia all'impronta

Le versioni: girava in tutta la villetta, solo in due stanze o non ci entrava affatto

Sempio a casa Poggi, le tre verità diverse sono incompatibili. Caccia all'impronta
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Girava in tutta la casa dei Poggi. No, frequentava solo due stanze. Oppure: non ci metteva piede affatto. Sono tre verità diverse, incompatibili l'una con l'altra, a ruotare nell'inchiesta-bis sul delitto di Garlasco intorno a un nodo decisivo: la frequenza con cui Andrea Sempio, il nuovo indagato per l'omicidio di Chiara Poggi, faceva visita al suo amico Marco Poggi, il fratello minore della vittima. Stabilire quanto Sempio fosse presente nella villa di via Pascoli è importante per capire se le due tracce che vi ha lasciato siano compatibili con visite precedenti, e non lo colleghino invece alla mattina in cui la povera Chiara viene assassinata.

Nella prima fase delle indagini a suo carico, nel 2017, Sempio disse di essere andato in via Pascoli solo per giocare alla playstation o al pc, nel salotto di casa o nella camera di Chiara. Adesso che le sue impronte sono saltate fuori (insanguinate o meno) sulla scala verso il seminterrato, vicino al punto in cui è stata trovata Chiara senza vita, dice che andava anche in cantina a fare giochi da tavola. Marco Poggi conferma la sua versione.

Ma una relazione dei carabinieri del Ris del 2007 fa intuire che all'epoca la presenza di Sempio non fosse tra quelle che i familiari di Chiara avevano indicato agli inquirenti. A pagina 166 della relazione compare l'elenco di coloro le cui impronte sono state confrontate con le tracce lasciate nella casa, in modo da escludere tutti quelli che avessero una plausibile giustificazione per la loro presenza. Sono quarantanove nomi: in testa quelli di Chiara, del suo fidanzato Alberto Stasi, dei suoi familiari comprese le gemelle Paola e Stefania Cappa. Poi una sfilza di venticinque carabinieri, i medici e i lettighieri intervenuti dopo la scoperta, quattro dipendenti della pizzeria che la vigilia del delitto consegnò la cena, il falegname che stava facendo dei lavori. E stop. I nomi di Sempio e degli altri amici che nel racconto di oggi erano soliti ritrovarsi nella casa non appaiono. Come se i familiari di Chiara non li avessero indicati agli inquirenti tra le presenze più ovvie. Perché?

La domanda è inevitabile, soprattutto perché più si va avanti più l'indagine bis appare legata alla rilettura con occhi nuovi delle risultanze scientifiche della prima indagine. Vengono messe in discussione vecchie certezze, come un caposaldo della condanna di Stasi: le sue impronte sul dispenser del sapone nel bagno di casa Poggi. «Le ha lasciate lavandosi le mani dopo il delitto e dopo avere pulito il lavandino e il dispenser - si disse allora - e infatti le uniche impronte rimaste sono le sue». La nuova consulenza alla base dell'indagine su Sempio arriva a conclusioni opposte: il lavandino non fu lavato, tanto che vi rimasero quattro capelli «neri e lunghi (quindi verosimilmente di Chiara); e sul dispenser oltre alle due di Stasi c'erano «numerose altre impronte papillari sovrapposte», nonché il Dna di Chiara e di sua madre Rita. Neanche il dispenser dunque sarebbe stato lavato dall'assassino: che però in bagno entra sicuramente, lasciando impronte di sangue sul tappetino. A fare cosa, visto che nel lavandino sangue, a differenza dei capelli, non ne viene trovato?

In questo rompicapo assume importanza il prossimo passaggio delle indagini: scoprire che fine abbia fatto l'intonaco grattato nel 2007 dal muro delle scale, dove è stata individuata l'impronta della mano di Sempio. Obiettivo: individuarvi tracce biologiche, ovvero il sangue di Chiara o il Dna di Sempio. Ma che fine abbia fatto la busta con l'intonaco ancora non si sa, le verifiche per capire se sia tuttora custodita negli archivi del Ris di Parma è ancora in corso.

Fino a quando non si avrà una risposta, i legali di Alberto Stasi non depositeranno la consulenza cui stanno lavorando i loro consulenti genetici: convinti che con gli strumenti attuali possano essere individuate le tracce che allora vennero nascoste dai reagenti.

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