La tubercolosi torna a far paura. Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità si sta registrando una crescita del 10 per cento soprattutto di quella resistente ai farmaci, che ha raggiunto i livelli più alti mai registrati. Per questo è stato fatto un invito a tutti i medici affinché venga posta la massima attenzione a questa malattia che nel passato ha rappresentato un autentico flagello dell'umanità. Il 24 marzo è la «Giornata mondiale della tubercolosi». Si moltiplicano le iniziative per mettere in guardia tutti i governi affinché adottino misure adeguate per fronteggiare la diffusione di questa infezione. A Ginevra Figo, il calciatore dell'Inter, è stato scelto come testimonial globale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per una serie di azioni contro la tubercolosi che saranno coordinate dal Dipartimento StopTB dell'OMS, diretto dall'italiano Mario Raviglione. Negli alberghi Kempinski di tutta Europa verranno esposti manifesti che fanno conoscere il grande pericolo di trasmissione quando i portatori di infezione tubercolare latente non sanno di essere ammalati: sono infetti, ma non hanno ancora i sintomi, andrebbero curati e se ciò non avviene la malattia si attiva ed inizia il contagio. Drammatici sono i dati che ci evidenzia Luca Richeldi, direttore del Centro per le Malattie Rare del Polmone dell'Università di Modena e Reggio Emilia.
«Nonostante decenni di interventi di politica sanitaria a livello globale, la tubercolosi è ancora oggi la principale causa di morte per singolo agente infettivo nel mondo. La si considera una malattia del passato, ormai debellata, ed è invece una vera epidemia globale con oltre 8 milioni di casi all'anno e circa 1 milione e seicentomila morti. Si stima inoltre che circa un terzo della popolazione mondiale sia infettata dal Mycobacterium tuberculosis. Le aree del mondo più colpite dalla malattia sono rappresentate dall'Africa, dall'Asia, e dal blocco dei Paesi della ex Unione Sovietica».
In termini di incidenza, i più alti tassi si registrano nell'Africa sub-sahariana, dove la tubercolosi stringe una mortale alleanza con il virus dell'immunodeficienza umana acquisita (human immunodeficiency virus o HIV). La maggior parte di questi Paesi riportano incidenze sopra i 300 casi per 100mila abitanti e nelle regioni minerarie del Sud Africa, si superano i 500 casi. India e Cina hanno entrambe più di un milione di casi ogni anno.
La situazione europea è meno drammatica e misconosciuta in quanto la maggior parte dei casi si concentra nelle aree dell'Est Europeo, in particolare in Romania e Bulgaria (circa 33.000 casi l'anno rispetto ai circa 50mila di tutto il resto del continente), con un'incidenza ben oltre i 100 casi per 100mila abitanti e tassi di mortalità consistenti anche in fasce d'età giovanile (fino a 20 morti per 100mila abitanti nella fascia d'età tra i 45 e 54 anni in Romania). Incidenze sopra i 50 casi per 100mila abitanti si registrano inoltre negli Stati Baltici, dove più del numero assoluto di casi, è il fenomeno della multi resistenza farmacologica (o TB MDR, multi drug resistant) ad allarmare gli esperti di sanità pubblica: in questi Paesi e nelle vicine province russe, infatti, circa 1 caso ogni 10 è causato da germi MDR, con elevati fallimenti terapeutici. «Nei Paesi dell'Europa Occidentale - precisa il professor Richeldi (richeldi.luca@unimo.it)- le incidenze si mantengono sotto i 20 casi per 100mila abitanti, in Italia si stima essere sotto gli 11 casi». Per diagnosticare l'infezione tubercolare latente si ricorreva nel passato al test di Mantoux, scoperto più di un secolo fa. «Oggi è risultato poco affidabile e si sono messi a punto altri strumenti diagnostici, test già diffusi in ambito clinico e preventivo nei Paesi con maggiori risorse economiche per i pazienti con infezione tubercolare latente e come ausilio nella diagnosi di tubercolosi attiva.
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