Politica

Gli alleati lasciano Fassino sul banco degli imputati


Il segretario dei Ds, Piero Fassino, è tornato alle sue vacanze in Maremma dopo la settimana di passione e di interviste sul caso Unipol nelle quali «ha spiegato tutto quel che c’era da spiegare», come dicono al Botteghino.
Ma dentro e attorno all’Unione non si placa lo scontro, e nuove bordate contro la Quercia arrivano non solo dagli editoriali dei principali quotidiani ma anche dagli alleati. Ieri è stata la volta di un altro esponente prodiano della Margherita, il capogruppo al Senato Willer Bordon: «Fassino ha sbagliato clamorosamente, perché non ha capito la portata reale del tema posto da Arturo Parisi. Una questione morale c’è. Non vorrei che, dopo la buriana di Tangentopoli, qualcuno pensasse che la nottata è passata». Dichiarazioni giudicate «scomposte e sgradevoli» in casa diessina. Un invito a tenere separate politica e finanza arriva dal senatore liberal ds Lanfranco Turci, che si dice convinto che la Quercia non abbia «fatto o detto nulla di censurabile», ma aggiunge che «non è saggio, invece, che la sinistra crei di fatto delle contiguità relazionali con questo o quell’imprenditore, per onesti e seri che siano».
In difesa del segretario della Quercia scendono in campo socialisti e radicali. Per Ugo Intini è «una sciocchezza» metterlo sul banco degli imputati: «Le critiche possono essere utili se invitano i Ds alla prudenza, a tenere ben distante il partito dal mondo della cooperazione e dalle sue scelte, ma da qui a dire che i Ds sono coinvolti in una questione morale ce ne corre. Spero che nessuno voglia sostenere questo». Per Marco Pannella, Fassino «combatte una strenua battaglia e fa bene a difendersi. Però non può farlo del tutto perchè vorrebbe dire rivedere l'intero sistema della partitocrazia». E il leader radicale tira in ballo i trascorsi di Romano Prodi: «Vorrei ricordare a Rutelli che Prodi è stato all’Iri ai tempi dei fondi neri di quell’ente e che il suo partito è quello di De Mita e di altri illustri esponenti di un sistema che lo stesso Rutelli ha definito per anni corrotto e corruttore». Una frecciata che costringe lo stesso Professore, finora silente sul caso Unipol, a difendersi tramite ufficio stampa «Fu proprio Prodi - puntualizza un comunicato diffuso ieri pomeriggio - che, chiamato alla presidenza dell’Istituto per la ricostruzione industriale, fece chiarezza sui fondi neri costituiti nel passato, chiudendo quel capitolo della storia dell'Iri in pieno accordo con la magistratura».
Intanto il quotidiano l’Unità scende in guerra contro gli assedianti della Quercia, e mette nel mirino Rutelli e la Margherita. «Chi vuol fermare l’Opa Unipol?», si chiede.

E la risposta è che ad orchestrare l’aggressione c’è un pool di industriali, da Abete a Della Valle, che fanno capo ad un «insolito referente», i Dl appunto, che «hanno messo in campo pezzi da novanta come Rutelli, Letta, Parisi, affiancati poi da Di Pietro, Bertinotti e Occhetto» per dare l’assalto alle cooperative e alla leadership della Quercia nel centrosinistra.
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