Ma allora l’Ecopass non basta

In segreto (ma neppure poi tanto) i molti nemici dell'Ecopass gongolano: «Visto che avevamo ragione quando dicevamo che le limitazioni all'accesso delle auto inquinanti nel centro erano soltanto una tassa, e non una valida misura antinquinamento?». Dal loro punto di vista non hanno torto ma, di fronte alla prospettiva di un ritorno alle domeniche senza auto per combattere le polveri sottili, si tratta di polemiche sterili. Nessuno si era mai illuso che il provvedimento voluto dal sindaco, e a quanto sembra ora preso in considerazione da altre metropoli, avesse effetti risolutivi: con tutte le eccezioni consentite, e il via libera a circa due terzi del parco-vetture della provincia, l'Ecopass poteva rappresentare al massimo un palliativo, un elemento di una battaglia difficile, che richiederà altri interventi prima di essere vinta. Anzi, c'è chi sostiene che a causa del clima e della posizione di Milano, favorevoli all'accumulo di smog, non potrà essere vinta mai, se non imponendo blocchi così rigorosi da danneggiare seriamente l'economia della città. Prima di accanirsi ulteriormente contro gli automobilisti, comunque, il Comune farebbe bene a concentrare le sue energie sulla regolarizzazione delle caldaie, il cui contributo all'inquinamento è difficile da calcolare con precisione, ma che è senza dubbio molto rilevante. Se i controlli sugli impianti di riscaldamento fossero più incisivi, e le multe più severe, si potrebbero ottenere ottimi risultati penalizzando un numero modesto di cittadini.

Ma ci vuole più personale specializzato, e forse anche più tempo, mentre le autorità devono dare una risposta ai cittadini che protestano. Perciò, si torna allo stantio, e ben poco efficace, strumento delle domeniche a piedi, che fanno magari piacere agli amanti della bicicletta, ma nella cura del male servono quanto l'aspirina per la polmonite.

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