Lunica potrebbe essere, forse, una legge che recitasse: «È punito con larresto ogni uso improprio del merluzzo», con allarticolo uno la possibilità di pescarlo per metterlo in pentola ma solo se strettamente necessario, e allarticolo due il divieto di farlo essiccare per tenerlo in frigo e poi tirarlo, chissà dove ma il più lontano possibile.
Càpita che a Varazze, frazione Cantalupo, si tenga ogni anno da ben 21 anni la «gara di lancio dello stoccafisso». E che a ogni edizione intervenga lEnpa, lente nazionale protezione animali, con identica quanto inutile indignazione: «Tra i cosiddetti popoli selvaggi ci si scusa, con apposite cerimonie, con lo spirito dellanimale che si è ucciso, esclusivamente per mangiarlo. Noi civili inventiamo gare per premiare chi lancia più distante il corpo rinsecchito di un pesce». Ecco, almeno scusarsi, insomma.
Nel caso contingente, cè da dire che «lo spirito dellanimale» ha potuto resistere per un po, che il maltempo aveva costretto gli organizzatori della società operaia cattolica San Giovanni Battista a rinviare la manifestazione. Epperò è durata solo una settimana, perché pioggia e neve han lasciato posto al freddo e quello, domenica scorsa, è stato un piacere combatterlo a colpi di ricche portate calde, stoccafisso e baccalà naturalmente, cucinati in tutte le salse, e fiumi di buon vino locale.
Non resta allEnpa che promuovere una legge, appunto. Anche così, però, non è affatto scontato che il pesce norvegese avrebbe salva la vita. La più antica società zoofila italiana nacque nel 1871, quando a Torino Giuseppe Garibaldi, Anna Winter e Timoteo Riboli costituirono la «Società Protettrice degli Animali contro i mali trattamenti che subiscono dai guardiani e dai conducenti». I soci potevano denunciare i trasgressori, punibili con multe, sequestri dei veicoli e arresto.
Ma lo stoccafisso continuò a fare una vitaccia, anzi una brutta fine. I militanti dellMsi lo infilavano sotto la giacca per usarlo come manganello contro i «rossi» che fossero andati a menar le mani ai loro comizi.
«Almeno chiedete scusa allo stoccafisso»
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