Per la sinistra tutto è colpa del clima

Spiegare qualsiasi incidente, disgrazia o disastro con la scusa del “riscaldamento globale” è diventato lo sport preferito della politica progressista

Per la sinistra tutto è colpa del clima
00:00 00:00

Gentile Direttore Feltri,
ora anche la deputata Laura Boldrini si scopre esperta di ingegneria strutturale. In diretta tv, prima ancora che siano stati effettuati accertamenti tecnici, si è lanciata in una spiegazione illuminante sul crollo dell’insegna Generali installata sopra la Torre Hadid a Milano: colpa del caldo, dice lei. Ma davvero? È comico, se non fosse tragico. La sinistra ci ha abituati a questa modalità di lettura monodimensionale della realtà: tutto, ma proprio tutto, viene ricondotto al “cambiamento climatico”. Piove? Cambiamento climatico. Non piove? Cambiamento climatico. Crolla un’insegna? È il caldo torrido. E chi osa dubitare, chi chiede prove, chi invoca la scienza vera viene subito bollato come negazionista. Ma questa non è scienza, è superstizione travestita da progressismo.

Ivano Bracco

Caro Ivano,
no, non è affatto scienza. È scemenza sistematizzata, elevata a dogma da una sinistra che non ragiona più, ma predica. Spiegare qualsiasi incidente, disgrazia o disastro con la scusa del “riscaldamento globale” è diventato lo sport preferito della politica progressista, che ormai vive in una bolla ideologica impermeabile ai fatti. Il caldo è il nuovo capro espiatorio: una nebulosa astratta a cui imputare colpe concrete, evitando così di attribuirle all’incompetenza, alla negligenza, alla incuria, alla disattenzione, alla fragilità delle strutture e alla pessima manutenzione.

Boldrini è solo l’ultima voce di questo coro stonato. L’insegna di Generali, secondo lei, sarebbe crollata per il caldo. Non perché forse è stata progettata male, installata peggio o non sottoposta a verifiche periodiche.

No: l’afa. L’afa di Milano, che notoriamente arriva a sciogliere l’acciaio. Peccato che l’acciaio fonda a oltre 1370 °C. A Milano siamo fermi – nei giorni più infuocati – a 40°C scarsi. Per raggiungere quel punto di fusione, servirebbe trasformare la torre Hadid in un altoforno. E invece è ancora un grattacielo, non un reattore nucleare. La realtà è che la Boldrini non distingue una trave da una trave sonora, ma si sente in dovere di pontificare su tutto. Ci spieghi lei, dunque, anche i ponti che crollano, le strade che si aprono sotto le auto, le scuole che cadono a pezzi: sarà mica colpa del sole anche lì? Il cambiamento climatico è diventato l’alibi perfetto per ogni disastro, l’alternativa comoda a un processo per negligenza. Un’imputazione generica che non ha bisogno di prove, né di indagini. Funziona benissimo, perché nessuno potrà mai confutarla del tutto. Ma nel frattempo ci deresponsabilizza. Perché, se è colpa del caldo, allora non è colpa dell’uomo, almeno non direttamente. Di quello vero, però: quello che lavora male, che costruisce peggio, che firma collaudi a occhi chiusi. Ora la procura ha aperto un fascicolo per crollo di costruzioni, i vigili del fuoco hanno effettuato i primi rilievi, si parla della rottura di alcuni tiranti in acciaio che reggevano l’insegna. Nessuno, tranne la deputata esperta di fisica applicata, ha parlato di acciaio ceduto per il caldo, liquefatto insomma dal solleone. Ma tant’è: le ideologie vanno più veloci delle perizie. E così la Boldrini, che non ha mai capito molto nemmeno di diritti, né di lavoro, né di buonsenso, ora si esercita in ingegneria termodinamica. Non le resta che affermare che l’insegna sulla torre Hadid si sia piegata per colpa del patriarcato o che sia crollata per colpa del linguaggio maschile. Magari ci sorprenderà con una mozione per cambiare il nome in “Generale*”. In un Paese normale, la gente come la Boldrini starebbe in silenzio, oppure si limiterebbe a scrivere post autocelebrativi su Instagram.

Da noi, invece, vanno in tv a dare spiegazioni scientifiche senza neppure saper leggere un termometro. Ma d’altronde, quando uno ha fatto della banalità ideologica la propria professione, diventa esperto di tutto: dalla meteorologia alla fusione dei metalli.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica