Benny Casadei Lucchi
nostro inviato al Nurburgring
Va via tranquillo e passeggiando. Indossa una canotta nero arancio, occhiali da sole a iper specchio e lespressione di sempre. Imperscrutabile. Tiene al guinzaglio il suo cane da pastore, Ajax si chiama la creatura, e per mano Jenny, venere scandinava da un anno sua moglie. Fa dieci metri Kimi Raikkonen, lo ferma un tecnico di un team rivale per stritolargli la mano a suon di complimenti; ne fa altri dieci e arriva il gran capo Bmw, Mario Theissen, che il braccio quasi glielo stacca tanto si congratula; altri dieci e un ingegnere della Bar a momenti lo bacia. Intanto, ai due lati del paddock, è una salva di applausi e di bene-bravo-bis. Una Mercedes berlina lo attende alluscita, fa per entrare, poi si volta, e saluta e ricambia lovazione. Perché Fernando Alonso ha trionfato, perché il piccolo paperino germanico Nick Heidfeld con la rediviva Williams ha fatto secondo, perché persino la martoriata Ferrari è tornata sul podio con Barrichello, ma lepico dominatore del Gp è solo lui: il Senna venuto dal freddo.
Tra le regole non scritte di questo mondo che corre ce nè, infatti, una più importante delle altre: mostrare coraggio, quel coraggio a lungo rimasto nascosto e umiliato dalle strategie, dai circuiti dove non si sorpassa, da questa F1 di troppi impiegati. Per cui lovazione che ha seguito la sfortunata impresa di Raikkonen, ritirato per il cedimento della sospensione alla prima curva dellultimo giro dopo aver dominato in lungo e in largo, sono il giusto tributo a un grande. Kimi è rimasto in pista per 15 giri con unauto trasformata in un tir dalle gomme che si stavano sfasciando, «perché non potevo fermarmi, non sapevamo come i giudici avrebbero valutato il deterioramento del pneumatico, labbiamo deciso assieme, temevamo ci penalizzassero, e poi Alonso stava recuperando, era troppo vicino e io avevo assoluto bisogno di vincere per recuperare su di lui».
Perché questa corsa ha visto le Ferrari risorgere un filo con Rubens sul podio e Michael quinto nonostante il grande autoscontro alla prima staccata (colpa di Ralf che tampona Alonso che si salva in extremis e colpa di Webber che cozza contro Montoya); questa corsa ha visto nonno Coulthard di nuovo a punti, ha visto lennesimo colpo di iella di Fisichella (il team si scuserà per il problema che gli ha spento il motore al via) bravo, comunque, a partire dai box e concludere sesto; ma, soprattutto, questa corsa ci ha riportato a certi eroi del passato, ai Senna, ai Mansell mastini generosi, persino ai Villeneuve (padre) con la Ferrari a pezzi e comunque testardamente in pista.
Il finlandese ha infatti dominato fin quando, doppiando Villeneuve, ha frenato troppo, bloccando lanteriore destra. «Si è spiattellata la gomma», dirà, «era diventata ovale e vibrava da impazzire, in rettilineo non vedevo più nulla tanto mi ballava la testa. Ora sono solo terribilmente deluso... finire così, dopo tutta la fatica fatta. Ma nulla è mai perso, in fondo è come se fossi tornato a prima del gp di Barcellona, Alonso mi ha di nuovo staccato, però il campionato è lungo e poi non potrà continuare ad essere sempre così dannatamente fortunato».
Il dannatamente fortunato è anche dannatamente sincero. Ora che le vittorie sono quattro e i punti in classifica 59, più del doppio di quelli di Raikkonen fermo a 27, dice: «Sono stato fortunato... ma anche bravo a gestire vettura, gomme e pieno. Mi sarei anche accontentato del secondo posto, poi il team mi ha avvisato che Kimi perdeva e mi ha incitato spingi, spingi...». Quasi Briatore lo interrompe: «E dire che la McLaren pensava di aver già vinto il mondiale», infierisce e gigioneggia. Ancora Fernando: «Che bella sensazione vincere una corsa dove sei stato al comando solo mezzo giro, lultimo». Già, la sensazione.
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