Alonso a Monza: «Io, leader sotto assedio»

«Non sono più veloce, posso perdere. Raikkonen ed io veniamo dalla strada. Alla Ferrari? No, loro cercano le star. Se Fisichella mi aiuta a vincere gli regalo un prosciutto»

Benny Casadei Lucchi

da Monza

Orologio rosso, scarpe bianche, T-shirt verde. L’omaggio di Fernando Alonso all’Italia inizia dall’abbigliamento. Poco distante dall’elegante hotel accanto alla villa Reale scelto per l’incontro con il campione spagnolo, gli altri piloti, capitanati da kaiser Michael Schumacher, stanno giocando la consueta partita di beneficenza allo stadio Brianteo. «Non sono là perché sono qui», il concetto espresso da Fernando, concetto che non fa una piega, ma segue spiegazione: «Il mio sponsor, la Leaseplan, aveva programmato questa cena e non potevo mancare... glielo devo: se sono in F1 è grazie a loro che mi hanno aiutato quando non ero nessuno e ora che ho tanti altri sponsor e potrei fare a meno di loro, sono io che voglio ricambiare». Parole rare nell’ambiente squalo della F1.
Mancano cinque Gp, lei ha 24 punti di vantaggio su Raikkonen, però...
«Però la McLaren-Mercedes, adesso, è più forte di noi».
Teme di perderlo, questo campionato?
«No, ma devo controllare e correre in modo diverso: al giovedì penso ovviamente alla vittoria, perché ogni pilota deve fare così; poi, in gara, sono costretto a fare calcoli, ad accontentarmi di un secondo posto se di più non posso ottenere».
Ma da qui all’ultimo Gp, in Cina, ci saranno dei circuiti dove siete più veloci delle McLaren?
«Purtroppo, e mi rattristo nel dare questa risposta, no: ovunque saranno più forti loro. Al massimo, qui e in Brasile, potremo cercare di stargli vicini... ma davanti mai».
E che effetto fa passare da cacciatore come nella prima parte della stagione a braccato, a preda, a uomo sotto assedio?
«Un brutto effetto, cambia tutto: prima avevo la macchina più forte e vincere era abbastanza facile, ora devo lottare a ogni gara e per di più devo difendermi. Però ce l’ho fatta fin qui, perché non dovrei riuscirci nelle prossime cinque gare?».
Vista la situazione, quando dorme è più facile che sogni di vincere il titolo o che sprofondi nell’incubo di perderlo?
«No, incubi mai. Sarebbe un incubo solo se perdessi il mondiale sapendo di avere la macchina più forte. Ma visto che la McLaren è decisamente più veloce di noi, nel malaugurato caso trionfasse Raikkonen, ci rimarrei male però me ne farei una ragione. E comunque non lo perdo mica».
Sente di meritarla più lei la vittoria?
«No, la merita anche Raikkonen. Tutti e due siamo veloci e giovani, tutti e due veniamo da famiglie decisamente non ricche e abbiamo dovuto sudare ogni nostra conquista».
Se vince che fa?
«Mi rapo a zero».
Ultimo Gp: lei vince solo grazie al suo compagno Fisichella. Che fa l’anno prossimo? Ricambia?
«Gli regalo un prosciutto, jamón serrano... so che gli piace. A parte gli scherzi, sarà comunque una vittoria di tutto il team».
Capitolo Ferrari: in primavera si parlava spesso di lei sul Cavallino, ora non più. Che cos’è successo?
«Non lo so. Magari sono troppo giovane... la Ferrari, si sa, vuole piloti d’esperienza, piloti campioni del mondo. E io quest’anno cercherò di vincere il mondiale; ma non solo per farlo vedere alla Ferrari, bensì per dimostrarlo a tutta la F1».
Nel paddock, malignando, qualcuno ha detto: la Ferrari preferisce Raikkonen perché non parla mai, non sa l’italiano, mentre Alonso sarebbe difficile da gestire.
«Io sono come sono. E sono sempre stato così. È l’educazione che mi è stata data: per questo parlo e dico sempre quel che penso. Se ad altri non va bene, se per altri è troppo, mi dispiace per loro».
A Brno, domenica, Valentino, offeso da alcune scritte nella tribuna dei tifosi spagnoli, ha detto: «A costo di cadere, vado a vincere e batto Gibernau». Lo farebbe anche lei?
«Capisco Valentino.

Ogni volta che taglio il traguardo davanti a tutti, il mio primo pensiero va sempre a chi mi ha criticato, a chi ha scritto o detto cose brutte su di me. Sempre. Perché io tutti i giorni salgo in auto e rischio la vita per il mio team e per me, però non faccio e non ho mai fatto male a nessuno. Per cui non capisco perché altri debbano attaccarmi».

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