Roma Un sequestro di manager in uno stabilimento italiano della francese Alstom secondo i sindacati. Un normale sit in presentato alla stampa come un «boss napping» per ottenere visibilità, a giudizio della stessa azienda, delle autorità locali e degli esponenti del governo che hanno seguito la vicenda a partire dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi.In serata è stato raggiunto un accordo che sblocca la vertenza. Ma ieri pomeriggio a Colleferro sembrava essere andata in scena una di quelle proteste che fino a pochi mesi fa in Francia erano all’ordine del giorno: il sequestro degli amministratori di società da parte dei dipendenti.
Il teatro è stato proprio un grande gruppo d’oltralpe, la Alstom che produce treni, ha un fatturato di 18,7 miliardi di euro e circa 80mila dipendenti sparsi in 70 Paesi. Più precisamente la sede di Colleferro, località a sud della Capitale dove - comunicavano i sindacati - gli operai hanno impedito a tre manager (il francese Bruno Juillemet, vice-presidente delle risorse umane, Francesca Cortella, direttore personale di Milano e Riccardo Pierobon dell’ufficio comunicazione di Milano) di uscire dalla fabbrica dopo un incontro durante il quale l’azienda ha prospettato la chiusura degli impianti tra nove mesi.
Stavano già arrivando i primi attestati di solidarietà - dalla sinistra radicale, ma anche dall’estrema destra - quando sono cominciate a emergere le prime discrepanze. I rappresentanti dei lavoratori assicuravano che i manager erano stati bloccati da tutti i 150 operai dello stabilimento. Ma la versione non tornava al sindaco di Colleferro Mario Cacciotti che si era recato sul posto e aveva visto «una situazione calma». Versione simile a quella che ha poi dato l’azienda attraverso il portavoce Pierobon, che è anche uno dei manager che sarebbero stati bloccati in fabbrica: «Si tratta di una protesta legittima, civile. Non siamo sequestrati e non abbiamo subito intimidazioni. Abbiamo rassicurato i Carabinieri che sono venuti sul sito».
La versione dell’azienda è diversa da quella dei lavoratori anche per quanto riguarda l’incontro. «Non abbiamo parlato ancora di chiusura». Forse trasferimenti, visto che lo stabilimento di Colleferro fa manutenzione dei treni e la produzione è concentrata a Savigliano in provincia di Cuneo, dove la Alstom occupa 1.200 persone.
Questioni aziendali a parte, quello di Colleferro è presto diventato un caso nazionale. E si è mosso con decisione anche il ministero del Lavoro. «Ho potuto appurare tramite il ministro dell’Interno - ha subito precisato Sacconi - che per fortuna la libera circolazione dalla e per la fabbrica è garantita da una presenza di carabinieri». Quindi, tecnicamente non è stato un sequestro. Facile che si sia tratto di un «tentativo di drammatizzazione mediatica che non può essere assecondato perché costituirebbe un pericoloso precedente». E se fosse un sequestro a tutti gli effetti «si tratterebbe di violenza sulle persone in un Paese che ha conosciuto il terrorismo».
Poco dopo le 20, comunque,i tre manager sono usciti dall’azienda dopo aver firmato un comunicato congiunto con Regione Lazio, Comune di Colleferro e organizzazioni sindacali e Rsu.
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