Emily Harrington, la prima donna a domare il Golden Gate su El Capitan

A novembre 2020 la climber californiana si cimentò con il Golden Gate, un'infida parete liscia che corre lungo il dorso della montagna, nel parco naturale dello Yosemite

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Chi mai ci avrebbe riprovato dopo quel terrificante volo di quindici metri? Probabilmente non se la sarebbe sentita nessuno. Lei però da quel letto d'ospedale sorrideva sicura. Pensava già a quando avrebbe vinto la sua sfida, Emily Harrington, californiana di Boulder, free climber per vocazione, stella osannata da tutto il suo popolo a stelle e strisce. Però in quegli ammaccati giorni del 2019 il traguardo sembrava davvero lontano. Proporsi di scalare il Golden Gate, un infido passaggio che corre lungo il dorso del temibile El Capitan, la montagna di oltre 2mila metri conficcata nel cuore dello Yosemite National Park, sembrava anche a lei una missione alquanto tracotante.

Anche perché, fino a quel punto - era il novembre del 2020 - soltanto tre persone erano riuscite a passare per questa via. Ed erano tutti uomini. Zeppa di contusioni e dolori lancinanti, il collo messo seriamente a rischio, Harrington si era comunque detta che doveva riprovarci. Era scivolata proprio lì, un anno prima. L'avevano raccolta i soccorsi e, per fortuna, i danni erano stati contenuti. L'arrampicata libera, del resto, può pretendere in cambio un dazio gigantesco.

Ma lei, si diceva, aveva fatto spallucce. Così eccola di nuovo pronta ad affrontare i suoi demoni, ma stavolta non più da sola. Ora, accanto a lei, nel novembre del 2020, spuntavano il mitologico Alex Honnold (tra i pochissimi ad avere intrapreso quella via) e il suo fidanzato, Adrian Ballinger. Anche soltanto psicologicamente, l'approccio si presentava differente. L'obiettivo fissato era però davvero estremo: farsi tutto quell'insidioso pezzo di roccia in un giorno al massimo. Roba intricata, ma l'allora trentaquattrenne Emily si era messa in testa che ci sarebbe riuscita. Così, mentre tutta l'America se ne stava incollata a social e tv per capire chi sarebbe diventato il nuovo inquilino della Casa Bianca, lei iniziava la sua scalata.

L'entusiasmo e il desiderio di rivincita rischiavano però di smorzarsi quando, in uno dei tratti più difficili, Harrington perdeva aderenza con un piede e scivolava, sbattendo la testa contro il granito. Il sangue che aveva iniziato a zampillare dalla fronte non prometteva niente di buono e gli spettri di un anno prima erano tutti ricomparsi puntualmente. Quasi tutti, sul momento, avevano pensato che la giornata sarebbe finita in quel momento. Che toccava deporre le armi un'altra volta. Emily però si era rifiutata. Aveva calzato scarpe doppie per migliorare l'incastro con quelle fessure, ed era ripartita. "Una parte di me voleva andarsene, ma l'altra si rifiutava di arrendersi", avrebbe detto dopo, a impresa compiuta.

La ripartenza era stata intrisa di pensieri, ma pulita nei gesti. E così la Harrington ne veniva a capo in meno di un giorno - precisamente in 21 ore e 13 minuti - superando con disinvoltura anche i tratti più impegnativi, come il "The A5 Travers", al primo tentativo.

In questo modo diventava la prima donna e la quarta persona in assoluto a completare Golden Gate nello spazio di una giornata, nonché la quarta donna a scalare in libera e in giornata una via su El Capitan.

"Era una cosa che, per forma fisica e mentale, andava oltre i miei limiti. Per questo l'ho fatta. Spero che sia d'ispirazione per tutti". I sogni vanno bene sempre, anche quando sembrano ammaccati.

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