
Provate a soccchiudere le palpebre immaginandovi la scena. Un tizio che torna a casa tutto felice e contento, un conto in banca che si è appena mezzo prosciugato ed una gran notizia da rifilare a sua moglie: Tesoro, ho appena comprato i Los Angeles Lakers. Come dici? Sono pazzo? Ma no, ho speso soltanto 67,5 milioni di dollari". Il tipo in questione è Jerry Buss, l'anno è il 1979 e i Lakers altro non sono che una franchigia perennemente insoddisfatta per caterve di risultati soltanto lambiti. Ah, nell'affare è compreso anche l'acquisto del Chrysler Building. Come dire: Buss non deve essere del tutto da ricovero.
Eppure i suoi familiari scuotono solennemente la testa. Al tempo il basket americano è assai lontano dalla luccicante macchina dei sogni - e dei milioni di dollari - che è in grado di produrre oggi, e i Lakers possono contare su un pubblico modesto, afflitto, demotivato. Certo, hanno tra le loro fila un gigante - in ogni senso - come Kareem Abdul-Jabbar, ma nemmeno il suo formidabile Gancio cielo sembra poter bastare. I losangelini arrivano puntualmente alla semifinali e puntualmente vengono accompagnati alla porta.

Così, quando Jerry Buss - imprenditore arricchitosi tramite il settore immobiliare - acquista la squadra dal precedente proprietario, Jack Kent Cook, tutti quanti storcono il naso. Ma chi è questo qua? Andiamo già male, questo sconosciuto ci farà inabissare. Previsione completamente sballata. Quando è morto, nel 2013, il suo nome era inciso sulle labbra di milioni di tifosi. Showtime! grida Jerry subito dopo la firma. Era la parolina magica. Nei Lakers aveva intravisto una possibile nuova industria. Un business dello spettacolo. I fatti gli hanno dato ragione. E, oggi che la squadra passa di mano per la cifra monstre di 10 miliardi di dollari, venduta al patron dei Dodgers Mark Walter, il ricordo di quella gestione rimasta così a lungo familiare torna a bussare.
La prima gran mossa di Buss consiste nel trattenere Jabbar, attirato dalla possibilità di provare esperienze pià remunerative e più prolifiche sotto il punto di vista dei successi sportivi. Poi Jerry ingaggia, nel corso del tempo, una sequela di campioni. Da Magic Johnson - che ha benedetto il passaggio di proprietà, ritenendo che possa rilanciare le ambizioni dei Lakers, da Squaquille 0'Neal a Kobe Bryant, da Paul Gasol fino a LeBron James. Fino al mitologico Phil Jackson, il coach più vincente che la storia dell'Nba abbia mai conosciuto. Showtime, appunto.
Risultato della prima stagione con Buss al comando: 60 partite vinte con Magic Johnson da rookie, Abdul-Jabbar nominato per la terza volta MVP e titolo.
Conquista correlata: la gente comincia ad accorrere di nuovo in folla alle partite, gli sponsor e le tv bussano alla porta, il club comincia gradualmente ad acquisire un standing globale, che poi - seppur tra battute d'arresto e risalite - diventerà iconico. Merito di un tizio che ci ha creduto più degli altri e ci ha visto lungo quando tutti gli davano del pazzo. Ora si stappa una nuova era. Quella di Jerry resterà inimitabile, ma il futuro non lo conosce nessuno.