Al galoppo

"In sella a un cavallo, da bambino, e fu subito amore". La storia di Alberto Rufignani

Intervista ad Alberto Rufignani, piccolo proprietario di cavalli di Castelfiorentino (Firenze), esperto ed appassionato di galoppo. Con la sua testimonianza si apre un nuovo spazio della rubrica "Al galoppo", in cui racconteremo le storie di chi, con passione, anima il mondo delle corse

"In sella a un cavallo, da bambino, e fu subito amore". La storia di Alberto Rufignani

Con questo articolo apriamo una nuova finestra nella rubrica "Al galoppo". Le interviste che proporremo si prefiggono di far conoscere al grande pubblico le storie, le idee e i progetti di chi opera in questo affascinante mondo dell'ippica. Stavolta abbiamo incontrato Alberto Rufignani, un piccolo proprietario toscano, grandissimo appassionato fin da quando, da bambino, lo fecero salire in sella a un cavallo che stava per iniziare una corsa...


Da dove e quando nasce la sua passione per questo sport e soprattutto per i purosangue inglesi?
"Oserei dire da sempre, da quando c'erano le corse dei cavalli in provincia. Sono nato a Castelfiorentino (Firenze) e proprio in quel luogo la pista era intorno al campo di calcio. La passione sbocciò grazie a mio padre, che mi avvicinò al mondo delle corse e il ricordo indelebile fu il percorso in sella ad un cavallo sauro che stava andando proprio a correre una di quelle corse. Mentre andavamo verso la pista affiancammo un cavallo, precisamente un sauro e colui che lo accompagnava era un amico di mio padre, mi ci fece salire e io praticamente feci tutto il vialone sopra questo cavallo che stava andando a correre. Un’esperienza che ha segnato la mia vita e mi ha fatto appassionare al mondo del cavallo ma in special modo al mondo dei cavalli da corsa".

Quale è stata la gioia più grande?
"Quando Mixology, il cavallo più importante che ho avuto, in comproprietà con altri amici della scuderia Andreina vinse la 'Coppa d'oro' a San Siro Milano una Listed Race per cavalli anziani sulla lunga
distanza. Però la vera emozione, quella che fa palpitare forte, l'ho provata quando ha vinto la prima corsa a Firenze, praticamente a casa. È stato il coronamento di un sogno lungo una vita, partito da un sauro di cui non ricordo il nome e conclusosi con un baio. Ovviamente le gioie si sono ripetute ma la prima rimane sempre la più bella".

La gestione del cavallo la delega totalmente all’allenatore oppure costruisce insieme a lui il programma agonistico?
"Ove è possibile mi piace partecipare, instaurando con l'allenatore un rapporto dove gli scambi di opinioni sono la normalità, poi naturalmente ci sono situazioni in cui l'allenatore ha in scuderia tanti cavalli e allora i rapporti sono più difficili e prevalentemente per mancanza di tempo da dedicare alla proprietà. Si immagina se l’allenatore dovesse interagire con tutti i proprietari, gli servirebbe una giornata di 25 ore. Con l'allenatore di Mixology, Riccardo Pinzauti, ho avuto un rapporto importante, con scambi di impressioni e pensieri poi è chiaro che l'ultima parola spetta al professionista perché conosce il cavallo e lavorandoci ogni giorno è l’unico in grado di decidere al meglio ed ovviamente il concetto vale anche sulla stesura dei programmi agonistici. Un esempio per esemplificare il concetto: 'Se il cavallo ha lasciato la biada l’allenatore sicuramente lo sa e quindi è correttissimo che decida se correre o non correre la corsa, perché è sacrosanto ed indiscutibile rispettare la salute psico-fisica dell’animale'.

Quale futuro prevede per l’ippica italiana?
"Per il futuro dell'ippica non ho sensazioni positive, perché tutti quelli che ci girano intorno sostengono che c'è poco da stare allegri. Ci vorrebbe un ente specifico che si occupi solamente del nostro mondo perché mescolarlo con altre situazioni non porta a niente, anzi... E poi la cosa che si dovrebbe fare, come fanno in tutti i paesi dove l'ippica ha un'importanza fondamentale e mi riferisco all'Inghilterra, all'Irlanda, alla Francia, agli Stati Uniti e ora il Giappone, sarebbe regolamentare in maniera organica la linfa vitale e per linfa vitale mi riferisco alla scommessa ippica che è
un fatto ragionato e culturale a differenza dei vari giochi come il Gratta e Vinci, Lotto, Superenalotto eccetera, dove conta solo il fattore C. La riforma passa dalla conoscenza e il primo passo del Ministero dovrebbe essere investire sulla cultura ippica… è molto più facile diventare ludopatici con gli altri giochi che con la scommessa in questione, e posso assicurarlo, essendo un addetto ai lavori. In Italia tutto questo non c'è, e poi si varano leggi che vietano l’ubicazione di un’agenzia di scommesse vicino a una chiesa o una scuola, quando oggi tutti possono scommettere con il cellulare e magari un ragazzino che va a messa poi nella sacrestia gioca e scommette con l’app installata sul dispositivo portatile. L’educazione alla scommessa è il caposaldo per salvare il modo dell’ippica perché ci si rovina anche con le sigarette o con l’alcol ma di tabacchini e bar ce ne sono oltremisura. Insomma, c’è tanto da fare ma per ora leggo ed ascolto solo annunci e per certi versi, anche molto vuoti".

Cavallo Igazgato in corsa
Igazgato in una gara


Riusciremo a tornare grandi?
"Credo sia molto improbabile che si possa ritornare ai fasti dell'ippica degli anni 30-60, perché adesso il distacco che abbiamo dal resto del mondo è talmente ampio che recuperare è difficilissimo, ma se la gestione venisse fatta in maniera determinata e si smettesse di pensare all'ippica come un carrozzone a carico dello Stato, un bel passo avanti potremmo farlo. E se tutti remassero nello stesso verso pensando all’interesse generale e non di bottega, la luce in fondo al tunnel si vedrebbe sempre più grande. Detto ciò la tendenza che osservo mi comunica altro. Un ulteriore sogno nel cassetto sarebbe veder vincere un cavallo italiano nel meeting di Royal Ascot, ma ho molta paura che rimarrà solo un sogno".

E la delusione più cocente?
"L'amarezza e la delusione fu quando Mixology si fece male e quindi lo dovemmo ritirate dalle competizioni. Il rammarico e la delusione però si sono trasformate in gioia, quando insieme a Francesco Luperini ed Andrea Casigliani, gli amici con cui condividevo la Scuderia Andreina, gli abbiamo garantito una bellissima vita da stallone a Newmarket. Non ci abbiamo guadagnato un euro ma siamo immensamente felici di avergli garantito una sana e libera vecchiaia".

La sua passione per la genealogia del purosangue da dove nasce?
"Mi è venuta leggendo il libro di Federico Tesio dal titolo 'Il purosangue: animale da esperimento', perché le spiegazioni che ci sono al riguardo mi hanno stimolato allo studio dello Stud-book dall’inizio, ovvero dai tre capostipiti della razza purosangue inglese (Byerley Turk, Darley Arabian, Godolphin Arabian). La storia della costruzione psico-fisica del cavallo e la ricerca dell'animale perfetto è qualcosa di affascinante".

Il cavallo Igazgato dopo una corsa
Igazgato si riposa dopo una corsa

Chi mi ha suggerito di intervistarla mi ha rivelato che la passione per lo studio della genealogia l'ha resa un esperto di dosaggi, che per chi sta leggendo ma non è un esperto, significa saper individuare il giusto stallone da dare alla fattrice. Ci spiega meglio?
"Allora, la passione per l’approfondimento delle genealogie, come già detto nasce con la lettura del libro di Tesio, passando da quanto ha scritto Franco Varola per arrivare al metodo di dosaggio di Roman. Il dosaggio, in parole semplici, sono dei numeri che dovrebbero indicare le caratteristiche del cavallo, delle volte sono veritiere altre volte meno ma comunque sia fanno parte dell'insieme 'cavallo da corsa'. Questo aspetto su carta, insieme alla morfologia del cavallo fotografano e distinguono l’animale. Queste indicazioni possono servire o nell'accoppiamento di uno stallone con una fattrice o anche nell'acquisto di un puledro alle aste, è giusto però ripetere e sottolineare che tali studi sono un qualcosa in più che si ha a disposizione ma non sono certamente il vangelo. Un passaggio importante nel mio perfezionamento di tali studi fu l’incontro con Leonello Falco quando andai a visitare gli allevamenti in Irlanda, Coolmore, Darley e National Stud. Il confronto con questo guru della materia è stato veramente formativo, per completezza di informazione Leonello Falco di mestiere fa proprio questo, incrociare stalloni e fattrici per produrre il purosangue perfetto ovvero perfetto alle esigenze del futuro proprietario, insomma una vera e propria professione che nei paesi sviluppati ed amanti del galoppo viene anche ben remunerata".


E nel presente, ha impegni, cavalli di proprietà?
"La mia avventura ippica come piccolo proprietario dopo Mixology sta proseguendo in due direzioni: con la Scuderia Andreina, che si è fusa alla San Rossore Team Aps. Noi abbiamo portato in dote White Lips, una cavalla di 4 anni che ha corso con le migliori femmine del circuito italiano. L’anno scorso ha disputato anche il Premio Regina Elena, a Capannelle, non piazzandosi ma arrivando vicino alle prime posizioni. Poi ha proseguito incasellando diversi secondi posti, tra cui uno in Listed Race. Il suo allenatore è Endo Botti. L'altra avventura che stiamo portando avanti è con 'Ads Datti all’ippica' con un cavallo proveniente dall'Ungheria: il suo nome è Igazgato, un castrone di 5 anni che ci sta dando grandi soddisfazioni. Con una genealogia importante, che lo predispone alla distanza, è un cavallo tedesco che ha corso il derby ungherese, figlio di Maxios (Monsun-Konighssthull) e Ismay (Tiger Hill). Il 2023 è iniziato in maniera incredibile, infatti ha fatto due vittorie consecutive a Pisa, l'ultima propria domenica nel 'Premio Galileo Galilei' un Handicap principale di classe C, corsa vinta anche da Mixology nel 2019. Igazgato è in allenamento da Riccardo Pinzauti, un allenatore con il quale sono legato fino dai tempi di 'Lose into the Fog' un altro purosangue importante con cui abbiamo corso il 'Premio Pisa'. Per l’occasione ingaggiammo il top Jockey George Velasquez, ritiratosi nel 1997 dopo aver vinto quasi 7mila gare. Purtroppo, il cavallo perse completamente la partenza e quell'edizione fu vinta da Genevier, l’ultima femmina ad aver vinto il Premio Pisa, correva l’anno 1987. Una gran bella e vera amicizia quella che mi lega a Riccardo".

Grazie per la sua testimonianza di valore e competenza… viva il galoppo!

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