Sul fenomeno dei «bimbi Giamburrasca» un gruppo di dirigenti scolastici milanesi scrive ad Antonio Zenga, responsabile dellUsp: «I casi di alunni con gravi patologie di origine psichica con seri problemi di comportamento e di apprendimento si legge - sono in progressivo aumento. Le dimensioni del fenomeno non sono chiare ma, lemergenza che origina dalla semplice presenza a scuola di questi alunni, preoccupa non poco». Situazione delicata che rischia di compromettere il lavoro degli insegnanti nelle classi. «Tali patologie - continua - non solo producono conflittualità ma rendono troppo difficile il lavoro: i docenti rischiano di essere chiamati a rispondere dei comportamenti di questi ragazzi senza avere adeguati supporti, allo stesso modo rischiano di venir chiamati in causa per non aver garantito il diritto allo studio di tutti gli utenti, disabili e non». Da qui la richiesta di promuovere a livello provinciale un gruppo di studio sul fenomeno e per affrontare il problema. Unimpresa peraltro non facile perché si tratta di una questione che vede due contrapposti partiti scientifici: chi ritiene che sia necessario ricorrere ai farmaci per arginare il disturbo di questi bambini, e chi invece combatte perché si eviti questa soluzione. I dirigenti scolastici si trovano così tra lincudine e il martello. Pietro Calascibetta, uno dei firmatari della lettera a Zenga, conosce bene.
«La scuola - dice - ha il diritto in questo braccio di ferro di non fare la fine del vaso di coccio, ma al contrario di avere dalle istituzioni delle garanzie per poter svolgere serenamente il proprio compito professionale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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