"Se ci fosse un processo a carico del Presidente Assad sarei molto felice di parteciparvi". Sono estremamente chiare le parole di Amal Clooney, moglie dell'attore di Hollywood, ma soprattutto avvocato per i diritti umani, già impegnata in casi di rilevanza internazionale.
L'avvocatessa libanese ha già lavorato sul caso di tre giornalisti occidentali a lungo incarcerati in Egitto, come legale di Mohammed Fahmy, uno di loro. Si è occupata anche - inizialmente - del caso per il rimpatrio dei Marmi del Partenone, attualmente al British Museum.
La Alamuddin ha anche difeso Julian Assange e non stupisce dunque il suo desiderio, espresso durante un'intervista all'emittente britannica di Channel 4, di partecipare anche a un possibile procedimento che abbia al centro i crimini di guerra commessi durante la guerra in Siria.
"Penso che le Nazioni Unite abbiano concluso che il governo siriano ha commesso crimini contro l'umanità e crimini di guerra", ha detto la Alamuddin nel corso dell'intervista televisiva, aggiungendo: "Non sono gli unici attori ad averne commessi".
Di recente la avvocatessa ha anche assistito Nadia Murad, una delle ragazze yazide prese in ostaggio e violentate dal sedicente Stato islamico, ora ambasciatore di buona volontà per le Nazioni Unite.
La sostiene nella battaglia per accusare i jihadisti di tentato genocidio nei confronti della popolazione di cui Nadia fa parte."Vorrei poter dire che sono felice di essere qui - ha detto Amal all'Onu questo venerdì, accanto alla Murad -. Ma non lo sono. Mi vergogno come essere umano del fatto che abbiamo ignorato le loro richieste d'aiuto".
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