RomaDire che sono in guerra per conquistare la presidenza della Regione Lazio è eccessivo, anche perché Luisa Todini e Renata Polverini sono amiche. Lindustriale è ospite fissa alle feste di compleanno della sindacalista, che apprezza e contraccambia. Questestate hanno passato insieme qualche giorno di vacanza con le rispettive famiglie, per dirne una recente. Poi i punti in comune sono tanti. Personalità pubbliche, donne del centrodestra che si sono imposte per carattere e personalità. Niente quote rosa, tanto per intenderci. Poi la stessa regione dorigine: lUmbria. Quella del sud nel caso della presidentessa della holding; Perugia per il segretario generale dellUgl. Il destino ha voluto che si incontrassero su un terreno di una battaglia durissima, di quelle che generalmente lasciano sul capo morti e feriti.
I nomi di Polverini e Todini sono spuntati da qualche giorno in cima ai più probabili per la candidatura alla presidenza del Lazio, fortemente volute rispettivamente da Gianfranco Fini e dal premier Silvio Berlusconi. Polverini è leader del sindacato erede della Cisnal ed è considerata vicina al presidente della Camera. Todini è stata anche parlamentare di Forza Italia e si è ritirata dalla vita politica per seguire lazienda, anche se ha continuato ad avere incarichi in Confindustria. Le loro candidature si sono intrecciate alle vicende nazionali e nei giorni scorsi è trapelato un veto del premier nei confronti della Polverini che avrebbe spianato la strada alla Todini. Subito dopo sono arrivate le voci di un rifiuto dellimprenditrice, motivato dalla necessità di continuare a seguire la Todini spa. Ieri fonti del Pdl hanno smentito entrambe le voci. Nei confronti della sindacalista non ci sono pregiudizi e la candidatura della Todini è una possibilità ancora tutta da percorrere. Nessuno si è ritirato. Il fatto è - sottolinea Alfredo Pallone, vice coordinatore vicario del Lazio ed eurodeputato Pdl - «che la partita è nazionale e bisognerebbe lasciare lavorare Berlusconi. Più nomi si fanno, più scontenti ci saranno alla fine, quando ne rimarrà uno solo». Il riferimento è anche agli altri candidati che sono stati lanciati in questi giorni. Andrea Augello, sponsorizzato dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, e Fabio Rampelli, lanciato dal capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. E poi cè unaltra donna.
Il nome che ieri ambienti locali del Pdl davano in ascesa è uno dei primi che erano spuntati per la Pisana (il palazzo della Regione Lazio ndr): il ministro della Gioventù Giorgia Meloni. Anche in questo caso si tratta di una esponente ex Alleanza nazionale, un po meno vicina a Gianfranco Fini rispetto a Polverini. Se tra le due litiganti, Polverini e Todini, spunterà proprio il giovane ministro, è tutto da vedere. È difficile che Meloni rinunci allincarico di governo per una candidatura che è piuttosto favorevole, ma non è certa.
Daltro canto anche le altre due candidate dovrebbero rinunciare a posizioni che sono già di primo piano. Todini dovrebbe mettere da parte per un po lazienda, anche se in caso di sconfitta potrebbe tornare tranquillamente ai suoi precedenti incarichi. Per Polverini la scelta è ancora più difficile. Se si candidasse sarebbe di fatto costretta a lasciare la guida dellUnione generale del lavoro, organizzazione che ha fatto crescere al di fuori degli angusti confini nel quale era relegato il sindacalismo della destra.
Prima di sciogliere le riserve la Polverini dovrebbe avere la garanzia che la candidatura è solida.
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